Lezione del 14 febbraio : Mediazione e gestione degli obiettivi

La giornata di Venerdi 14 febbraio è cominciata con l’intervento del dott. Massimiliano Ferrari ,che con passione, ci ha spiegato il tema della Mediazione analizzando i meccanismi di ADR: alternative dispute resolution , ovvero quelle tecniche specifiche che aiutano le parti coinvolte a trovare una soluzione.

Massimiliano Ferrari approfondisce il tema della Mediazione

Durante il corso della mattinata, ci è stato spiegato che mediare non significa trovare un semplice punto d’incontro ma ha più precisamente lo scopo di supportare le parti a trovare una soluzione che possa essere la migliore per entrambe, con valore legale e senza l’intervento del giudice.

La figura del MEDIATORE, ci dice Ferrari, non decide chi ha ragione nè ricopre la figura di giudice o arbitro ma ha il compito di utilizzare un metodo alternativo per far si che le parti giungano ad un accordo che risulti conveniente ad entrambe. Questo metodo però ha valenza soltanto se le parti riescono a capirne il valore aggiunto, ragion per cui il mediatore durante il primo incontro ha il compito di convincerle, esponendo le varie ragioni che dimostrano che risolvere attraverso la mediazione è conveniente.

Per fare tutto questo ci sono delle tecniche specifiche:

Innanzitutto, secondo Ferrari , in una mediazione  è necessario lo spostamento dell’attenzione della posizione presa dalle parti verso i reali interessi e bisogni di ciascuno: il mediatore deve essere molto bravo nell’ascolto attivo, non deve favorire le domande chiuse ma quelle aperte utilizzando anche tecniche posturali e linguaggio del corpo. Deve riuscire ad essere empatico, quindi in grado di mettersi in terza persona se necessario: si tratta di “allargare la torta” ovvero lasciar parlare le parti interessate con lo scopo di andare oltre al problema in se , tenendosi aperte altre questioni.

Il linguaggio GIRAFFA

Un altro argomento affrontato, per gestire una mediazione è il Linguaggio Giraffa.

Ci è stato fatto l’esempio in cui ,durante una mediazione , uno dei due avvocati delle parti arriva in ritardo: partendo da questo presupposto abbiamo analizzato la gestione dell’evento con gli occhi del mediatore. Ci è  stato quindi spiegato che questo metodo (chiamato della giraffa perche quest’ultima è l’animale con il cuore piu grande di tutti e la maggior distanza tra cuore e cervello,)  risulta efficace perchè  determina la distinzione tra i fatti reali e le emozioni: questo linguaggio non deve essere troppo tecnico ne macchinoso, non deve dare fastidio a nessuno ne favorire qualcun altro: deve far sentire le parti allo stesso livello rispettando tutti.

Una volta terminata la mattina, dopo una piacevole pausa pranzo, il pomeriggio è continuato con Alessio Sperlinga che ha condotto il suo intervento sull’analisi degli obiettivi. 

Alessio Sperlinga, parla della gestione degli obiettivi

                                      

Ci ha parlato in maniera generale della comunicazione definendo che non esistono regole certe sul suo utilizzo essendoci canali di comunicazione differenti a seconda di quello che ci serve; che è piu difficile fare qualcosa piuttosto che dirla e che siamo tutti divergenti l’uno dall’altro ma che qualunque cosa noi faremo avremo sempre l’esigenza di raggiungere un Obiettivo.

Attraverso un esempio ci è stato spiegato che un Obiettivo per essere tale

  • deve essere CONCRETO  e MISURABILE (quantificato e tempificato)
  • deve essere in primis RAGGIUNGIBILE
  • deve essere STIMOLANTE, perché se non lo è non è un obiettivo ma bensì un compito.  Se non è stimolante non è nemmeno raggiungibile perciò queste due caratteristiche risultano strettamente legate tra di loro.
  • deve essere SCRITTO per diventare un impegno da prefiggersi.

Nel momento in cui affido un obiettivo da raggiungere a qualcuno,si parte da una situazione che deve essere condivisa ma la strada che quest’ultimo deve percorrere per raggiungerlo non la devo dirigere io, altrimenti gli sto soltanto affidando un compito.

La giornata si è conclusa con la spiegazione del pensiero positivo americano:

si parte da un desiderio che è l’obiettivo, da qui c’è la necessità di concentrarsi sulla visualizzazione del risultato e quindi la pianificazione delle azioni che servono per giungere alla realizzazione di esso. Considerando questo procedimento, va calcolata anche la probabilità che un imprevisto rovini il processo.

Tutto questo è spiegato attraverso il metodo Woop

W (wish) desiderio, trasformato in obiettivo ben definito

O (outcome) visualizzazione del risultato

O (obstacle) sono gli imprevisti : ma se gia si mette in conto che potranno verificarsi degli ostacoli, comincerai a visualizzare in anticipo il modo di superarli.

P (planning) il modo giusto per raggiungere quel risultato.

Utilizzando questo metodo, in classe ognuno di noi ha visualizzato il suo personale obiettivo, analizzato gli imprevisti e pianificato la realizzazione.

Laura Rota