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Un secondo cervello contro l’AI

di Iacopo Spreafico

La preoccupazione verso l’intelligenza artificiale è in costante aumento: saranno richieste sempre meno ore lavorative umane con una conseguente riduzione degli stipendi mentre alcune intere professioni probabilmente spariranno.

Ripensando agli ultimi decenni, già molti processi lavorativi sono stati sostituiti dalle macchine (non intelligenti).

In un mondo orientato ai numeri e alla incontrollata ricerca di crescita, noi umani siamo sicuramente meno efficienti: ci ammaliamo, vogliamo andare in vacanza, non possiamo lavorare h24.

Quale potrà essere quindi il nostro ruolo nello scenario futuro del mondo? In cosa le macchine non potranno mai superarci?
Probabilmente nella creatività! Il nostro cervello è in grado di ideare nuove associazioni dal nulla, trovare soluzioni con il pensiero laterale, trovare nuovi modi di vivere.

Il cervello umano, però, ha energie limitate ed è nostro compito comprendere come gestirle al meglio lasciando fiorire al massimo la creatività.

In nostro soccorso ci vengono in aiuto, per ironia della sorte, proprio i computer.
Alessio Sperlinga, docente del Master di Lecco100, sabato scorso ha introdotto a noi alunni il concetto di *Second Brain*.

Cos’è un Second Brain?

Il concetto di Second Brain nella sua concezione attuale è stato introdotto per la prima volta da Tiago Forte.

Il concetto alla base dei suoi studi è che il nostro cervello non è adatto ad immagazzinare informazioni ma a far nascere nuove idee.

Un Second Brain è uno strumento per salvare in modo sistematico le informazioni, le idee, i pensieri e le connessioni che ci passano per la mente ogni giorno.

Si tratta di un contenitore digitale centralizzato che segue regole ben precise per memorizzare efficientemente tutto ciò che impariamo.

Come funziona un Second Brain?

Tiago ha ideato il metodo CODE (Capture, Organize, Distill, Express) per salvare le informazioni e trasformarle in output creativi.

1. Cattura

Cattura solo le informazioni che reputi meritevoli e che ti risuonano personalmente (processo conscio e attivo su ciò che consumiamo)

2. Organizza

Organizza le informazioni in modo funzionale.
Tiago ha sviluppato il sistema PARA, applicabile ad ogni piattaforma o strumento digitale.

PARA si sviluppa partendo da una semplice osservazione: ogni informazione può essere categorizzata in una delle seguenti 4 categorie:

  1. Progetti: gruppi di informazioni legate da un obiettivo preciso e da un periodo definito (esempi: perdere 10kg, organizzare le vacanze, creare una strategia comunicativa per un cliente…);
  2. Aree: interessi a lungo termine (esempi: arte, design, calcio…);
  3. Risorse: singole unità di informazioni che possono essere utili in futuro;
  4. Archivio: unità inattive delle precedenti categorie.

In questo modo, le informazioni sono organizzate per possibilità/frequenza di utilizzo.

3 Distilla

Per velocizzare la futura rilettura delle informazioni salvate, Tiago consiglia di distillare le note in riassunti facilmente utilizzabili e di piccola dimensione.

4. Esprimiti

I tre passaggi precedenti sarebbero inutili se le informazioni non venissero rielaborate personalmente per il nostro uso concreto nella vita quotidiana. Possiamo scrivere articoli per un blog, guide, racconti e tutto quello che preferiamo per esprimere la nostra creatività e facilitare connessioni mentali future.
È fondamentale entrare nell’ottica che le informazioni vanno riutilizzate attivamente.

Strumenti per creare un Second Brain

Alessio Sperlinga ha consigliato due software adatti a creare questo sistema in modo efficiente e funzionale

Notion

Notion è un servizio online di gestione informazioni caratterizzato da una infinita personalizzazione. Si basa su una struttura gerarchica di pagine che possono includere testi, immagini, veri e propri database per salvare informazioni e, per l’appunto, altre pagine. Questa caratteristica facilita l’implementazione del sistema PARA.

Obsidian

Obsidian è un software unico nel suo genere che non facilita la formazione di una gerarchia delle informazioni, bensì permette la rapida creazione di collegamenti concettuali tra note tramite un sistema di linking. Si può creare una sorta di personale Wikipedia in cui perdersi. Quella che si va a creare non sarà una piramide ma un grafo, visibile addirittura graficamente in una sezione apposita del software.

Per chi è adatto il Second Brain?

Va riconosciuto che questo sistema non è adatto a tutti.
Per stravolgere le proprie abitudini di apprendimento, soprattutto in età adulta, bisogna essere molto motivati e aperti di mente.
Sicuramente alcune professioni, come content creator, giornalisti, marketer, formatori, imprenditori e così via possono trarre enormi vantaggi da questo nuovo modo di gestire le informazioni.

Economia civile alle origini e imprenditori a Lecco

Di Noah Galli

Nella mattinata di venerdì 8 marzo si è tenuto il secondo intervento di Angelo Cortesi sul tema dell’economia  civile. Questa è una visione dell’economia che si è riaffermata ad inizio ‘900 nonostante il suo fondatore, Antonio Genovesi, l’avesse regalata al mondo già nel XVIII secolo ed essa non ha come destinatario il mero homo oeconomicus, bensì l’essere umano con i suoi concetti di felicità e benessere ed è perciò “speranza per un mondo più giusto ed equo”.

Cortesi, inoltre, ha sottolineato l’intrinseco ottimismo che caratterizza la figura dell’imprenditore, mosso da una costante fiducia nel futuro e nelle persone, ma ha tenuto a specificare che ciò non deve contrastare con la semplice lettura dei numeri che possono anche essere negativi.

Nella seconda parte del suo intervento, Cortesi si è soffermato sui problemi che l’economia odierna, quella capitalista, ha causato nel mondo in cui viviamo; un mondo caratterizzato da disuguaglianze, sfruttamento e problemi ambientali (come il riscaldamento globale) di cui, però, tendiamo a dimenticarci a favore del puro guadagno e del continuo cambiamento cui ambiamo quotidianamente.

Il pomeriggio è stato, invece, caratterizzato dalle testimonianze di Bruno Corti, Mauro Gattinoni e Giovanni Pastorino. I tre hanno descritto il percorso che li ha portati, ognuno nel proprio ambito, a uno sviluppo personale e professionale. Il primo intervento è stato quello di Bruno Corti, educatore presso la Casa don Guanella di Lecco, specializzata nell’accoglienza di minori, il quale ha posto l’accento sull’importanza della solidarietà e dell’agire nel sociale senza però tralasciare la necessità della formazione e della specializzazione nell’ambito di lavoro.

Subito dopo è stato il turno del primo cittadino di Lecco, Mauro Gattinoni che, dopo aver raccontato il suo percorso formativo e professionale partendo dalla laurea in Scienze Politiche, passando per le diverse cariche in API e, infine, arrivando alla candidatura del 2020, si è concentrato sulla gestione delle relazioni, soprattutto quelle più problematiche, sulla importanza del sapersi muovere agilmente tra i progetti a lungo termine e le difficoltà quotidiane e, in ultimo, sul fatto che ogni mezzo abbia le proprie regole.

L’ultima parentesi del pomeriggio ha visto come protagonista Giovanni Pastorino. Egli ha condiviso gli insegnamenti che la barca a vela gli ha trasmesso e che possono essere applicati nei diversi ambiti professionali ai quali ci si dedica. Il primo di questi è il cercare di mettersi sempre nei panni degli altri, il secondo è il saper gestire le proprie energie e il terzo consiste nel fatto che non sempre la strada più veloce sia quella dritta.

Professionalità e preparazione continua

Di Andrea Barni

Sabato mattina, si è tenuto il sesto incontro del Master, in compagnia di Alessio Sperlinga. Il focus cardine della mattinata è stato “Professionalità e preparazione continua “, tema rilevatosi notevolmente interessante e stimolante.

Una delle tematiche affrontate è stata la piena referenza che un cliente fa a tua insaputa parlando di te, un concetto fondamentale per definire gli obiettivi personali e professionali con chiarezza e determinazione.

Alessio ha sottolineato e dato valore all’importanza di essere pienamente motivati ed orientati verso il successo, poiché questo atteggiamento positivo influisce non solo sulle prestazioni individuali, ma anche sull’immagine che il cliente avrà di noi e della nostra azienda.

Un altro argomento di grande interesse è stato quello della preparazione psicologica, che include la capacità di trasformare i propri difetti in punti di forza.

Questo approccio permette di affrontare le sfide con maggiore sicurezza e resilienza, trasformando gli ostacoli in opportunità di crescita personale e professionale.

Sempre legato alla tematica psicologica, un ulteriore esercizio proposto durante l’incontro è stato quello dell’immagine mentale, che invita a eliminare i pensieri negativi e concentrarsi su quelli positivi, affrontando le situazioni con determinazione e ottimismo.

Tra i suggerimenti per approfondire il tema della crescita personale e professionale, è stato consigliato di guardare il film “Smetto Quando Voglio”, che offre spunti interessanti sulla ricerca del successo e dell’autorealizzazione.

Infine, è stata proposta una riflessione sull’importanza di valutare tre aspetti durante un colloquio: la motivazione del candidato, le sue competenze specifiche e la sua capacità di adattamento e apprendimento.

L’atmosfera dell’incontro è stata vivace e partecipativa, con i partecipanti che hanno condiviso idee, dubbi e suggerimenti, creando così un ambiente di apprendimento collaborativo e stimolante.

Dal corso sto traendo notevoli spunti riflessivi sia legati al lavoro che svolgo sia riguardanti la vita di tutti i giorni.

IL CV COME STRUMENTO DI PERSONAL BRANDING

Di Simona Giacomini

Venerdì 1 marzo, Cristina Pedretti ha tenuto una lezione sul potenziamento del curriculum vitae. L’obiettivo era trasmettere ai partecipanti le competenze necessarie per rendere il proprio CV un biglietto da visita unico, capace di catturare l’attenzione dei recruiter e di trasmettere competenze e personalità.

In uno dei primi incontri del corso, Cristina ha invitato i partecipanti a mettersi a confronto, analizzando i reciproci CV. Un’esplorazione a due vie che ha permesso di individuare in pochi istanti i punti di forza e di debolezza di ciascun profilo, fornendo una base solida su cui lavorare per migliorarne l’impatto.

Cristina Pedretti

Partendo da questa base, nella lezione di venerdì, è stata definita la differenza tra hard e soft skills, ritenute fondamentali nel mondo del lavoro, secondo cui:

  • Hard skills: conoscenze verticali e tecniche legate ad un determinato ruolo, acquisite attraverso l’istruzione o l’esperienza lavorativa. Esempi? Le

conoscenze linguistiche o le tecniche di analisi. Competenze facili da quantificare, ma non sufficienti per distinguersi nel mondo del lavoro.

  • Soft skills: competenze trasversali legate all’empatia, al problem solving e alla capacità di lavorare in team. Più difficili da misurare, ma sempre più richieste.

Queste ultime rappresentano una chiave per il successo nel mondo del lavoro odierno, consentendo di adattarsi a contesti diversi, di lavorare in modo collaborativo e di affrontare le sfide con flessibilità e creatività.

L’ultima parte del corso è stata un vero e proprio workshop sul CV in cui Cristina ci ha guidati nella creazione di un curriculum vitae efficace.

Il punto di partenza è stato l’Unique Value Proposition (UVP), in poche righe, circa 5-6, abbiamo imparato a sintetizzare i nostri obiettivi e competenze, creando una sorta di “elevator pitch” cartaceo così da poter trasmettere il nostro valore unico e conquistare l’interesse del datore di lavoro.

Non solo parole, ma anche forma. La parte grafica del CV è importantissima. Niente “muri” di testo, ma informazioni ordinate e concise, che valorizzino le nostre esperienze e siano facili da leggere.

Canva e affini: alleati per la grafica. Cristina ci ha consigliato diversi strumenti di progettazione grafica, come Canva, che possono aiutarci a creare un documento accattivante evitando però il “copia e incolla”, facilmente riconoscibile.

Personalizzare è d’obbligo. Ogni candidatura richiede un CV su misura. Per questo è importante adattare il linguaggio e le informazioni al ruolo per cui ci si candida, sempre con un occhio di riguardo alla formattazione.

In questa lezione pertanto, abbiamo imparato a dare nuova vita ai nostri CV, trasformandoli in potenti strumenti per distinguerci dalla massa. Un’occasione preziosa per acquisire consapevolezza e concretezza nel nostro percorso di crescita professionale.

La seconda parte della giornata invece ha visto protagonisti due imprenditori del territorio lecchese.

1. Walter Cortiana, socio titolare e responsabile commerciale della 3C Catene.

La sua storia nel mondo delle catene saldate di piccole dimensioni inizia nel 1987, tra le mura dell’azienda di famiglia, dove collabora con il padre e il fratello. Un’eredità che diventa ben presto una scelta di vita, con Walter che, dopo la prematura scomparsa del padre, decide di dedicarsi anima e corpo all’azienda.

La crescita di Walter come imprenditore va di pari passo con quella della 3C Catene, egli infatti investe costantemente nella propria formazione, partecipando a corsi e perfezionandosi, e allo stesso tempo amplia la sfera di collaboratori, creando un team coeso e qualificato.

Walter Cortiana

Al centro del successo della 3C Catene c’è una filosofia aziendale ben precisa, che ruota attorno alla cura del dettaglio e all’orientamento al cliente.

Un binomio vincente che ha permesso all’azienda di raggiungere traguardi importanti in termini di qualità, fidelizzando la clientela e rafforzando il brand.

Un altro aspetto fondamentale è stata la capacità di collaborare con altri imprenditori del settore dando vita ad associazioni di rete che hanno permesso di abbattere i costi e di affacciarsi ai mercati esteri, aprendo nuove opportunità di crescita per tutti i partecipanti.

La storia di Walter Cortiana e della 3C Catene rappresenta un esempio lampante di come l’impegno, la dedizione e la capacità di innovare siano gli ingredienti chiave per affermarsi sul mercato pur mantenendo una forte identità aziendale.

2. Dalle vette alpine alle vette del business, Antonio Peccati, Presidente di Confcommercio e consulente finanziario dal 1989, ci racconta una storia appassionante che intreccia vita personale e professionale. L’arrampicata e la guida alpina, due delle sue più grandi passioni, si riflettono nella sua tenacia imprenditoriale, dove ogni nuovo obiettivo diventa una cima da conquistare.

Nonostante i numeri che hanno caratterizzato la sua carriera siano impressionati, 670 consulenti sul territorio nazionale per circa 20 miliardi di masse gestite, al centro del suo lavoro e della sua testimonianza c’è il rapporto con le persone. Il manager non è un semplice mediatore, ma un ascoltatore attento, capace di cogliere le ambizioni ma anche le difficoltà dei clienti per incoraggiarli e supportarli.

Antonio Peccati

Peccati poi sottolinea come la fortuna sia un treno che passa e che va colto al volo. Le opportunità, anche se nascoste, sono trampolini di lancio per nuove esperienze e per una crescita personale e professionale. Le sfide non sono ostacoli, ma occasioni per evolverci e approfondire la conoscenza di noi stessi.

Antonio Peccati è un esempio di tenacia, passione e visione. La sua storia ci insegna che con impegno, perseveranza e una solida dose di coraggio, possiamo raggiungere traguardi inimmaginabili, sia in vetta alle montagne che nel mondo del business.

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Di Stefano Bassani

L’argomento della lezione di sabato scorso sono state le mappe mentali, prima con la teoria e poi con un po’ di sana pratica Alessio ci ha fatto assaporare e poi toccare con mano il mondo delle mappe mentali.

L’inventore delle moderne mappe mentali è stato Tony Buzan, un noto psicologo inglese nato nel 1942 che ci ha lasciato ormai 5 anni fa.

Con il termine mappa mentale si intende dare una rappresentazione di tipo grafico ad esempio di un pensiero, o di una storia.

Ma cosa c’è alla base di queste mappe mentali? Ci sono gli eventi materiali o fatti che ci capitano di continuo nella nostra vita quotidiana; il nostro cervello, ogni volta in cui ci imbattiamo in un fatto, lavora cercando di riconoscere le relazioni a cui poi vengono associati dei significati (storytelling).

Unendo quanto detto sopra abbiamo scoperto di che cosa è fatta quella cosa ,così tanto banale e complicata allo stesso tempo, che viene chiamata informazione.

Come facciamo a creare una mappa mentale? Servono 3 ingredienti fondamentali per crearne una:

  1. Immaginazione: Attraverso un semplice gioco noto come “scribble birds”, Alessio ha stuzzicato la nostra immaginazione facendoci disegnare degli uccellini partendo da dei semplici scarabocchi fatti con una penna; il risultato? Ognuno di noi possiede un po’ d’immaginazione, basta solo tirarla fuori!
  2. Associazione: Sempre tramite un altro gioco abbiamo scoperto come ad una semplice parola ogni persona associ un’altra parola che, nella maggior parte dei casi, è diversa da quella che abbiamo pensato noi.
  3. Parole: il filo conduttore che ci permette di associare e, di conseguenza, anche di immaginare.

Con lo stesso principio usato per creare le mappe mentali possiamo creare anche dei grafi, che rappresentano la forma più completa di espressione ma che non sono efficienti, servono infatti più di 30 minuti per crearne uno che spesso e volentieri nell’ambito lavorativo non abbiamo.

Le mappe mentali invece, hanno meno parole, non hanno relazioni orientate e sono molto più efficienti; posso farne una anche in soli 5 minuti!

Per mantenere la lezione attiva (era pur sempre un sabato mattina…) Alessio non si è più dilungato con la teoria e ci ha fatto subito mettere “le mani in pasta” facendoci creare la nostra personale mappa mentale, in 5 minuti massimo su: noi, il nostro lavoro, le nostre relazioni ecc.

A tempo esaurito ciascuno ha potuto osservare il lavoro dei colleghi notando come ciascuna mappa fosse differente da un’altra per vari motivi: chi ha messo più relazioni, chi ha dato una maggiore impronta visiva utilizzando più colori, chi è stato più metodico e ordinato e via dicendo.

A seconda dell’ambito in cui devo applicarla ci sono diversi modi di come strutturare la mia mappa mentale: posso mettere un’idea al centro e circondarla di parole chiave (quello che Tony Buzan chiamava “pensiero radiante”); posso strutturare i dati in base alla loro importanza (ad es. prima il più importante e sotto quelli meno rilevanti); in ambito scolastico posso mettere al centro un argomento a piacere e sviluppare intorno i vari rami; posso realizzare una mappa come modello per obiettivi suddiviso in: progettazione, pianificazione e programmazione.

Insomma, avete capito che il mondo delle mappe mentali è davvero vasto e diversificato e non basta una breve lezione per saperle sviluppare in modo efficiente.

Ma al termine della lezione una cosa è certa: creare queste mappe mentali è stato molto utile ma soprattutto divertente e stimolante, non ci resta che provare a portarle con noi nel mondo del lavoro (e non solo) per renderci conto di come possano veramente ridurre alcune complessità e cambiarci la vita in positivo.

Blockchain e economia civile – Incontro con gli impreditori

Di IlariaTentori

Relazione: connessione o corrispondenza che intercorre, in modo essenziale o accidentale, tra due o più enti.

E’ la parola che accomuna gli interventi della giornata di venerdì. La relazione che mette in comunicazione il mondo reale e quello digitale delle blockchain: blocchi che formano una catena immutabile in una realtà virtuale in grado di regolare transazioni regolata da un’autorità formata da molti, quella descritta da Ivan Vitali, socio fondatore di SEC scuola di economia civile. Una lezione di economia che ha avuto poco a che fare con le cifre e molto di più con l’umano, inteso come persona. In un mercato che molto spesso è manifestazione della felicità di pochi a discapito di molti Ivan ci descrive l’economia civile come felicità pubblica, che ha inizio con le scelte di ognuno di noi in favore della collettività, un’economia possibile.

La relazione di Flavio Polano, primo cittadino del Comune di Malgrate, ricercata descrivendo la sua esperienza professionale e citata più volte nella frase “ho sempre voluto fare un lavoro al servizio degli altri”. L’importanza della reciproca comprensione, dell’ascolto senza giudizio, della decisione da prendere, che comporta la responsabilità della scelta e la perseveranza dell’agire, sempre.  

Lorenzo Colombo, direttore responsabile del quotidiano online Lecco Notizie, descrive la sua esperienza portando cinque diversi oggetti. Uno di questi: una bottiglia di birra. Esperienza professionale, che si intreccia inevitabilmente con quella personale: grazie anche alle amicizie coltivate, magari proprio davanti a una birra, ha potuto realizzare ciò che per molti di noi è riferimento dell’informazione della nostra città. Un entusiasmo genuino, che traspare nel suo racconto pieno di cambiamenti, anche radicali, dove la costante è rappresentata dalla curiosità e dall’impegno senza riserve. Inoltre descrive la relazione non solo con l’altro ma anche con il tempo, che non è lineare e che a volte il caso stravolge in un solo istante.

Infine Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, racconta della relazione con l’altra persona, che si trova magari in una situazione di difficoltà non solo economica, ma anche di dipendenza o solitudine. L’importanza di leggere le situazioni, i tragitti d’incontro con l’altro e far crescere così la responsabilità che ognuno di noi ha all’interno della propria realtà, la promozione della persona trasmessa anche alle persone aiutate che potranno essere d’aiuto a loro volta creando in questo modo una rete di relazioni.

Personalità molto diverse fra loro, che hanno descritto la loro esperienza, condividendola all’inizio come se fosse poco accademica ai fini del nostro percorso, ma che in realtà con la semplicità del racconto e proprio della relazione stessa hanno arricchito questa nostra formazione.

La creatività: dove la ragione non arriva

creativity
creativity

La lezione di sabato mattina è stata tenuta da Alessio Sperlinga ed è stata incentrata sul tema della creatività e sulle tecniche creative che possiamo quotidianamente utilizzare per affrontare i problemi.

Di fronte ad un ostacolo, il primo passaggio fondamentale è saperlo riconoscere e definirlo correttamente. Per risolverlo, ognuno di noi può seguire un pensiero di tipo logico, oppure scegliere di prediligere la tecnica. La logica è un metodo di pensiero convergente che, partendo da una lista di variabili, cerca di diminuirle per ottenere la miglior soluzione. La tecnica invece si sviluppa attraverso un pensiero razionale di tipo deduttivo.

La creatività entra in gioco quando, nonostante il ricorso alla razionalità, non viene identificata alcuna soluzione e il problema non viene risolto. Possiamo definire quindi la creatività come un metodo risolutivo alternativo ai metodi tradizionali di logica e tecnica.

Tra le tecniche di pensiero creativo, Alessio ha citato il brainstorming, metodo nato nel mondo militare e poi diffuso anche in ambito aziendale, in cui i collaboratori sono chiamati in una prima fase a raccogliere delle idee (fase espansiva) e poi a filtrare le stesse identificando la soluzione da implementare (fase convergente).
Alessio ha presentato anche alcune tecniche sviluppate da Edward De Bono: il «pensiero laterale», pensiero contrapposto a quello diretto e alla logica tradizionale, e il metodo denominato «I sei cappelli per pensare».

Durante la lezione, Alessio ci ha proposto alcuni giochi e attività, sfidandoci a trovare delle soluzioni non tradizionali e lasciandoci guidare dalla nostra creatività. È stato evidente come non sempre la logica ci porti alla giusta soluzione: talvolta, è necessario cambiare punto di vista, allontanandoci dai pregiudizi e abbandonando ogni tipo di pensiero razionale.

«Pensare fuori dagli schemi» è stato il mantra della lezione, ed è stato anche l’insegnamento concreto che portiamo a casa da questo incontro.
Un grazie ad Alessio che è riuscito a trasmetterci l’importanza e le potenzialità della creatività!

Laura Bonaiti

Tutti hanno un superpotere, bisogna solo imparare a usarlo! Prima Lezione della quattordicesima edizione del master Lecco100

di Micol Maria Vittoria Bianchi

Ed eccoci qui, dopo qualche settimana di trepidante attesa e curiosità per l’inizio di questa nuova avventura, all’interno di una piccola aula nell’elegante sede della Confcommercio di Lecco, nel cuore della città dei Promessi Sposi.

Confcommercio Lecco
Confcommercio Lecco

In pochi avevano già avuto modo di incontrarsi precedentemente, eppure fin da subito l’aria si è riempita di un certo clima familiare e accogliente. Noi “nuove matricole”, infatti, siamo tutte accomunate da speranze, aspettative e forse – sotto sotto – anche da qualche paura.

Già da oggi, in effetti, ci aspetta una giornata piena di impegni alla scoperta di un corso che – con tutta probabilità – cambierà completamente il nostro modo di pensare, come hanno affermato le testimonianze di due ex partecipanti del master attraverso un misto di emozioni accompagnate da lacrime commosse e grandi sorrisi di ottimismo.

Il tema di oggi – che in realtà fungerà da fil rouge per tutto il nostro percorso – è il talento e come metterlo a frutto per produrre valore. Si tratta di un discorso a tratti provocatorio e che non tutti amano mettere in discussione, tuttavia è anche il vero motivo per cui ci ritroviamo qui: è questa parola, “talento”, che ci ha chiamati e attratti. In definitiva, siamo convinti di ESSERE dei talenti e di voler imparare a migliorarci sempre di più.

La prima lezione della giornata è quella di Angelo Cortesi, imprenditore del mollificio Co.El. Grazie alle parole di Angelo, che ci ha parlato della sua esperienza, abbiamo avuto modo di esplorare a fondo cosa significhi “essere imprenditore” nell’Italia di oggi. Abbiamo così appreso da un lato l’importante storia ed etimologia del termine (dal latino im-prehendere, ovvero “farsi carico”), ma anche le prospettive di questo ruolo nel nostro paese e nel mondo.

Questa figura, ad oggi, si sta sfortunatamente perdendo. Tuttavia, essa è fondamentale nella produzione di valori e nell’avanzamento del progresso NON SOLO a livello economico e tecnico, ma anche (e soprattutto) a livello etico e sociale. Chi può dire se tra noi non si stia nascondendo un futuro imprenditore?

Angelo Cortesi
Angelo Cortesi

Successivamente, come seconda testimonial della giornata, abbiamo avuto modo di conoscere Cristina Pedretti che, oltre a essere una Coach free-lance molto affermata, è anche una ex studentessa del nostro master.

Nella prima parte della lezione ci siamo messi alla prova: abbiamo anzitutto esposto i nostri curriculum a tutta la classe, al fine di scambiarci suggerimenti e consigli per migliorarli; in secondo luogo abbiamo esposto tre oggetti a testa. Ogni oggetto è una rappresentazione della storia di ciascuno, in questo modo abbiamo avuto modo di conoscerci in maniera ancora più approfondita scoprendo che ognuno di noi ha qualcosa di speciale da raccontare.

Successivamente, abbiamo affrontato il tema della multipotenzialità: un vero superpotere! La persona multipotenziale, infatti, non si definisce con un solo percorso di vita e – proprio per questo – viene talvolta considerata ambigua e disorganizzata. In effetti, da grandi poteri – come afferma Ben Parker – derivano grandi responsabilità: non tutti possono capire la mente multipotenziale, motivo per cui le persone che si riconoscono in questo tipo di personalità non sempre si sentono accettate, pur essendo capaci di una grande adattabilità e di una forte attitudine all’apprendimento rapido, al networking e al problem solving.

Alcuni di noi, in seguito alla presentazione di Cristina, si sono sentiti accolti riconoscendosi come multipotenziali. In fondo, forse, c’è un multipotenziale in ognuno di noi!

Cristina Pedretti
Cristina Pedretti

In conclusione, con la lezione di oggi abbiamo cominciato a “immergerci” completamente nei temi del master, scoprendo delle nuove possibilità inesplorate per il nostro futuro. Carichi di ottimismo, usciamo tutti dall’aula con un grande sorriso sul volto, in attesa di scoprire cosa ci offrirà il domani.

Spunti per la gestione del tempo

Sabato mattina ha svolto l’incontro Alessio Sperlinga, il tema trattato era la gestione del tempo.

L’argomento si è aperto parlando in maniera larga del tempo e in senso lato, per poi andare a vedere e a comprendere meglio, come dedicare le nostre attività in base al tempo, come riordinarle e classificarle.

Durante questa giornata, ci siamo focalizzati sul concetto di “FLOW”. Inteso come una condizione di stato mentale da ricercare, che spesso avviene in maniera involontaria, quando svolgiamo una mansione.

Di solito ciò avviene, quando siamo concentrati a fare una qualche attività che ci appassiona, come per esempio un hobby.

Tale fenomeno è importante. Poiché, quando siamo nel “flow”, la nostra percezione del tempo si dilata, come se il tempo rallentasse e non solo, tendiamo anche essere molto più efficienti appunto perché siamo focalizzati su quello che facciamo, ma allo stesso tempo, come dice il termine con cui lo si indica, siamo fluidi, come se ci venisse naturale ciò che stiamo facendo in quell’istante.

Lo scopo è prendere consapevolezza di questo fenomeno e di cercare di realizzarlo, per esempio mentre lavoriamo e non solo quando svolgiamo le proprie passioni. Così che da poterlo sfruttare anche nella vita quotidiana, permettendoci di ottimizzare il tempo che abbiamo ed essere più efficienti.

Un altro punto importante della lezione trattato e quando Alessio ci ha mostrato un metodo per gli obiettivi.

Il sistema utilizzato è la matrice di Covey, che consiste nell’ottenere quattro settori in funzione a loro livello di importanza e urgenza.

Ogni settore che noi otteniamo attraverso questo sistema (come nell’immagine) è una visualizzazione chiara e ordinata delle nostre priorità.

Questa matrice permette di essere utilizzata nell’ambito professionale, come può essere un contesto di lavorativo di gruppo, in cui, abbiamo un visone semplice, di cosa può essere delegato o meno.

Ma allo stesso modo, tale matrice può essere applicata nella vita personale, in maniera da ragionare, cosa ha la priorità e cosa può essere eliminato, di conseguenza di comprendere anche il tempo da dedicare per ogni settore.

Tale metodo appreso, risulta essere molto efficace per la gestione del tempo e per essere più produttivi, in modo da sprecare meno energie in attività futili o che richiedono troppo tempo, ma piuttosto di massimizzare le nostre forze in ciò che risulta essere importante e urgente.

Francesco Zelano