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LEZIONE 17 APrile – BLOCKCHAIN E CRIPTOVALUTE

Eccoci giunti alla nona lezione del Master tenuta da Alessio Sperlinga.

Oggi si parlerà di: “Criptovalute e Blockchain”; un argomento molto interessante ma allo stesso tempo difficile da comprendere all’istante.

Partiamo dalla moneta, tutti noi sappiamo di cosa si tratta e sappiamo anche che la moneta ha una storia, veniva utilizzata già nell’antichità, anche se solamente in forma di dischetto metallico.

L’economia ha caratterizzato la storia dei popoli ed è importante prendere in considerazione alcuni interrogativi:

  • Che cosa scambiamo?
  • Come si fa a misurare il valore?
  • Come è possibile fidarsi dell’altro?
  • Come eseguire la transazione?
  • Come garantire la proprietà?

Si tratta di domande che sorgono, anche spontaneamente, nel momento in cui ci si trova immersi in una “situazione economica”.

Per comprendere il valore della moneta, A. Baricco (scrittore) sottolinea l’importanza del collegamento tra fatto e storytelling.

MONETA = FATTO + STORYTELLING

La moneta rappresenta la realtà, la forma della moneta (il dischetto) rappresenta il fatto ed infine ciò che viene stampato sulla moneta rientra nello storytelling.

Baricco ricorda che quando la realtà non era “invasa” dal Tg oppure dal Web, la moneta rappresentava un forte strumento di storytelling.

E se la moneta scompare?

In Cambogia, nel periodo dei Khmer Rossi (1975-1980), venne abolito il denaro e la vita economica procedette con un sistema di distribuzione basato sul baratto.

Andando più nello specifico della lezione, prima di parlare di blockchain, è utile distinguere tra “Fiat Money” e “Criptovalute”.

Le prime rappresentano valute nazionali (euro, dollaro, sterlina etc.) e sono legate in larga parte alla fiducia dell’ente (governo o banca centrale) che le emette.

Esse sono riconoscibili per l’uso, fortemente controllate in termini di distribuzione e valutazione, la loro emissione viene regolata dallo Stato, sono soggette a processi inflazionistici.

Le criptovalute sono valute utilizzabili sono nel momento in cui si conosce un determinato codice informatico; non esiste in forma fisica ma viene generata e scambiata per via telematica.

La criptovaluta maggiormente conosciuta è Bitcoin ma non esiste solo questa: vi è ad esempio Ether (verrà spiegato in seguito).

Fatta questa distinzione, seppur breve, entriamo nel mondo della tecnologia Blockchain.

Che cosa si intende per Blockchain?

Letteralmente indica una “catena di blocchi” contenente transazioni, una struttura di dati condivisa ed immutabile, basata su una rete distribuita e permette quindi di gestire un database in modo distribuito.

È una rete decentralizzata che offre immutabilità, trasparenza, privacy e sicurezza.

Grazie alla criptografia viene garantita l’integrità della blockchain.  

Come viene realizzata una Blockchain?

Ci sono 3 nuove tecnologie utilizzate per la sua realizzazione:

1.         Schede video ad alto rendimento.

2.         Firma digitale (indica la chiave di un file) basata sull’algoritmo SHA-256.

            Essa è unidirezionale (non è possibile calcolare il file originale), deterministica (il risultato è prevedibile), molto veloce, genera un effetto valanga ed è in grado di resistere alle collisioni (vi è una bassa probabilità di chiavi uguali).

La firma digitale del blocco precedente garantisce il collegamento con il blocco successivo.

3.         Rete paritetica distribuita (permette di copiare informazioni ovunque).

Cosa è possibile fare con le Blockchain?

Una Blockchain permette di fare pagamenti.

Utilizzabile nel car-sharing, nella compravendita di azioni, nell’ambito delle assicurazioni, nella sanità, per archiviare dati nel cloud, per la formulazione di contratti etc.

Quali sono le caratteristiche di una Blockchain?

Una Blockchain viene identificata grazie a 5 caratteristiche.

1.         Mining: aggiunta di transazioni al registro blockchain. Quantità di lavoro necessaria per trovare la soluzione ad un problema.

2.         Consensus Protocol: tutti i peer della rete blockchain raggiungono un accordo comune. Non c’è una un’autorità centrale che convalida e verifica le transazioni, tuttavia ogni transazione, nella blockchain, viene considerata protetta e verificata.

            Questo protocollo assicura che ogni nuovo blocco aggiunto alla blockchain sia l’unica versione della verità concordata da tutti i nodi della blockchain.

3.         Hash Cryptography: una forma di dati viene convertita in un’unica stringa di testo. Fondamentale per mantenere l’integrità crittografica di una blockchain.

4.         Immutable Ledger: è impossibile modificare l’atto nel registro senza che qualcuno se ne accorga, soprattutto se ci sono blocchi di atti successivi.

5.         Distributed P2P Network.

Cos’è un protocollo di validazione?

Il protocollo di validazione definisce gli algoritmi validanti e rappresenta l’elemento vitale principale della blockchain: la velocità della catena e la sua sicurezza dipendono da questo protocollo.

Tra i protocolli di validazione ricordiamo il “Proof of Work”. Esso serve a soddisfare particolari condizioni e ha come scopo quello di verificare se i calcoli sono stati effettivamente condotti durante la creazione di un nuovo blocco di criptovaluta.

Ci sono dei limiti tecnici?

Sì, le blockchain presentano due limiti tecnici:

  • Consumo spropositato di energia elettrica
  • Nessuno ha ancora trovato un modo semplice di fare business con le blockchain (vedi caso di Amazon e Facebook).

Si può fare un esempio concreto di blockchain?

Certo! Come già accennato sopra, quando si parla di blockchain si può far riferimento ad Ethereum.

Si sta qui parlando di un software gratuito, open-source e programmabile che permette agli sviluppatori di utilizzarlo per creare applicazioni decentralizzate (DAPP).

Come altre blockchain, ha una criptovaluta: EHT (Ether). Essa è una moneta digitale, può essere inviata a qualsiasi persona (a basso costo), ovunque nel mondo e in modo istantaneo.

Non vi è alcun governo o azienda che controlla l’emissione della moneta; essa è appunto decentralizzata e limitata.

Stiamo per giungere al termine di questo incontro e, dopo aver ringraziato Alessio Sperlinga per la trattazione di questo tema, passiamo la parola ad Ivan Vitali che si occupa di amministrazione, finanza e controllo e di sviluppo di progetti sociali.

Ivan pone l’accento sulla questione della fiducia, ritenendola tema fondante di blockchain.

La fiducia rimanda ad un rapporto umano. Come ci relazioniamo noi alla fiducia? Quale rapporto abbiamo con essa?

In un rapporto umano, un soggetto interagisce con un altro soggetto, entrambi esseri sociali e complessi, legati da un bisogno di interazione.

Tenere insieme blockchain con la fiducia significa porsi la seguente domanda:

“Quando non posso fidarmi di una persona, come posso usare qualcosa che non è denaro?”

Nella speranza di poterci rivedere presto, vi auguro un buon fine settimana.

Alessia Lombardi

Lezione del 3 maggio – capitale umano e testimonianze imprenditoriali

La giornata di venerdì 3 maggio è incentrata sul tema del capitale umano e relazionale e la testimonianza di imprenditori.

Sono ricco di relazioni ma amo la solitudine e il silenzio. Coltivo l’intelligenza che va nel profondo ma sono una persona estremamente pratica. Insomma, una persona un pò bipolare” è questa la frase con cui si identifica Massimo Folador con cui apre la giornata dedicata al tema del capitale umano e relazionale.

Folador è formatore, docente universitario di Business Ethics e sviluppo sostenibile presso la LIUC, imprenditore nel campo della consulenza e formazione aziendale con la sua società Askesis srl, che annovera tra i propri clienti alcune fra le principali imprese italiane.

Dopo aver conseguito la laurea in Scienze politiche si è lanciato nella Milano da bere, nel business e nel vero successo professionale.

Ha sviluppato una carriera manageriale all’interno di alcune aziende di importanza nazionale e internazionale che lo hanno portato in breve tempo dalla responsabilità di direzione commerciale fino al ruolo di amministratore unico. Intorno ai 40 anni però qualcosa è cambiato ed il suo equilibrio si è rotto, sia a livello umano che professionale, ed è in quel momento che si è avvicinato al mondo dei Benedettini: lì è finita la sua prima vita ed è iniziata la seconda.

In effetti il genere umano non può vivere bene e costruire bene se non connette tutte le dimensioni: spirito, mente e corpo. I Benedettini, senza voler fare impresa, hanno portato a perfezione la birra e il vino, costruito le cattedrali e sviluppato la cultura attraverso gli amanuensi. Hanno lasciato tanta impresa di valore nella storia, perché la loro attenzione era rivolta al bene cercato, comune e condiviso, più che al puro guadagno individuale, avendo sempre in mente le persone e la comunità come organizzazione ben strutturata dove la persona è il tassello fondamentale, ma diventa tale solo se si integra nella relazione con gli altri. A ognuno va garantito il suo desiderio e il suo ritmo, per essere in grado di costruire valore per tutti.

La visione di un’economia che mira al bene comune è raccontato da Folador nel suo ultimo libro Storie di ordinaria economia e vive su tre pilastri: l’attenzione al capitale umano e alla valorizzazione delle persone, lo sviluppo delle relazioni e della cooperazione, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, e la capacità di vivere l’impresa come un sistema, un progetto sociale che va oltre i confini dell’impresa stessa.

Attento conoscitore della storia e della cultura del monachesimo benedettino, ha fatto di questo un patrimonio di valori personale e professionale che mette al servizio delle aziende in numerose attività dedicate alla divulgazione e applicazione dei fondamenti benedettini in ambito lavorativo.

Sull’idea dell’impresa bella e possibile offre a tante grandi aziende italiane consulenza, progettazione e realizzazione di interventi formativi per generare valore, migliorare la qualità delle risorse e della stessa organizzazione.

Nell’ambito delle sue competenze in tema di etica e impresa, è autore di diversi libri, collabora con il quotidiano “Avvenire” nella redazione di articoli inerenti le tematiche citate ed è relatore in numerosi convegni in Italia e all’estero.

Luca Pereno è il nostro secondo ospite.

In Leroy Merlin dal 2009, dopo esperienze in Auchan (commercio e risorse umane) e in Castorama – Kingfisher (audit), è attualmente coordinatore Sviluppo Sostenibile. Il suo intervento inizia raccontandoci un pò la storia di Leroy Merlin che nasce in Francia nel 1923 ad opera di Adolph Leroy e Rose Merlin che aprono un negozio a Noeux-Les-Mines di residui bellici. Dopo un percorso di 53 anni, che passa attraverso l’inserimento di nuovi collaboratori e tipologie di prodotto più orientate al bricolage e al fai da te arriva in Italia nel 1996 con l’apertura del primo punto vendita di Solbiate Arno (VA). Nel mondo, l’azienda conta 456 punti vendita in 12 paesi con oltre 88.000 collaboratori ed un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro.

Ciò che sta a cuore di Leroy Merlin è la centralità della persona (cliente/collaboratore), finalizzando l’attività dell’impresa alla creazione di valore aggiunto per i cittadini, i collaboratori e le generazioni future. La mission: “Ogni persona ha diritto alla propria casa ideale.” E’ proprio su quest’idea che si concentra la condivisione ed il dono, due tematiche a cui è orientata con progetti di responsabilità sociale. Come azienda possono donare dei prodotti e in generale delle risorse economiche, ma il vero dono che possono offrire è la creazione di relazioni, di reti, insieme alle competenze dei loro collaboratori o anche fornitori. Diversi sono i progetti a cura di Leroy Merlin che esprimono al meglio il concetto di intendere il dono, questi ne sono alcuni: Empori Fai da Noi, lotta alla Povertà energetica, Associazione Bricolage del Cuore.

L’ Emporio Fai da Noi è un luogo di condivisione della merce in cui, come fosse una biblioteca, persone e famiglie in difficoltà possono recarsi per prendere in prestito utensili per effettuare piccoli lavori di pittura, manutenzione, decorazione delle proprie case, con l’impegno di averne cura e restituirli in buono stato. C’è anche la possibilità di avere accesso a prodotti come vernici, consumabili, che le organizzazioni non profit che gestiscono gli Empori (associazioni di volontariato, cooperative sociali) possono decidere di cedere a prezzo simbolico o in cambio di ore di volontariato. I materiali iniziali vengono donati da Leroy Merlin, poi le organizzazioni possono riapprovvigionarsi a prezzo di costo. E’ un esempio particolarmente valido, perché si tratta di un progetto che prima di tutto crea relazioni, a partire da quelle tra le organizzazioni che gestiscono l’Emporio e il negozio Leroy Merlin di riferimento e a sua volta fra le persone che ne fruiscono e l’Emporio stesso.

Povertà energetica,offre un supporto per il risparmio idrico, termico ed energetico a persone e nuclei familiari a rischio di povertà. Il contenimento del fenomeno di povertà energetica, la riduzione degli impatti ambientali, i benefici economici e di confort per le famiglie a basso reddito sono gli effetti positivi e circolari del progetto.Associazione Bricolage del Cuore, un’associazione erogatrice “di fare” non di fondi. Il suo obiettivo è riunire le persone che hanno voglia di mettersi a disposizione di chi ha bisogno, sempre sulla base di una dimensione relazionale, dove si dona il proprio tempo e in cui si ha competenza

Il terzo ospite della giornata è Loretta Lazzarini, imprenditrice nel settore immobiliare da molti anni, che ha portato la sua storia di imprenditrice e di impegno personale nell’ambito sociale.

E’ con intraprendenza e determinazione che si ottengono i migliori risultati, avere coraggio e pensare in grande avendo chiari i propri obiettivi” è con questa frase che apre il suo intervento. Dopo aver lavorato 15 anni in un’impresa edile, ha deciso di scommettere su se stessa ed avviare la sua prima attività nel settore immobiliare. Partendo dalla prima sede a Mandello del Lario, e di lì a poco aprendo altre due filiali: Lecco e Milano. Nonostante la sua impresa Centro Servizi Immobiliari fosse bene avviata ha sentito anche lei la crisi di qualche anno fa, ma ha saputo affrontarla con un’ampia prospettiva, prontezza e disposizione al cambiamento sapendo di poter contare sui propri traguardi raggiunti con sforzo ed impegno.

Sogno, entusiasmo, fame del sapere, sfida, ambizione: queste le parole che bisogna tenere bene a mente e su cui ha fondato il proprio successo. Prima di tutte però: la formazione, ingrediente segreto della sua realtà. Una persona istruita accresce le sue prospettive ed affina sempre di più nel tempo una professionalità specifica che unita ad una strategia, ovvero un metodo ed un’efficiente gestione del tempo, può raggiungere risultati sorprendenti.

Articolo a cura di Lucia Ciampaglia

Letture consigliate :

Folador M., Il sapore del pane, Guerini e Associati, 2011;

Folador M., Un’impresa possibile,  Guerini Next, 2014

Folador M., Storie di ordinaria economia, Guerini Next, 2017

Sito web consigliato: https://csr.leroymerlin.it/



Lezione del 12 aprile – Marketing Etico e La ISO9001

Gli argomenti del 12 aprile sono stati il Marketing Etico a cura di Claudio Casiraghi e la ISO 9001: significato e utilità di un modello organizzativo flessibile approfondito da Gabriella Vigo.

Casiraghi, è consulente, formatore e docente del Master in Business Ethics dell’Università LIUC di Castellanza, e anche autore di: Marketing etico. Un’opportunità per le aziende di oggi e di domani, e Comunicazione etica. Manuale di riflessione per la società digitale.

Parlare di marketing e di etica sembra quasi un paradosso ma in realtà non è così. Infatti ci enuncia subito due concetti importanti e distinti tra loro: etica e morale. L’etica riguarda la ricerca dei comportamenti che generano valore condiviso, è dunque un qualcosa di molto concreto e che si distacca dalla morale. Essa invece è legata ad aspetti valoriali o a ideali che le persone hanno o vanno a ricercare. Soprattutto l’etica, a differenza della morale, si può misurare perché trattandosi di comportamenti e quindi di azioni è anche possibile vederne gli effetti. E’ proprio all’interno dei suoi libri e sulla base della distinzione tra i due concetti che ci dimostra comeil marketing possa diventare uno strumento per il bene comune. Già proprio così, oggi produrre bene comune non dovrebbe essere una scelta ma una necessità assoluta. Il bene comune o l’etica che dir si voglia, non sono assolutamente in contrasto con le logiche imprenditoriali, perché noi come gli imprenditori siamo persone e facendo parte di una collettività per natura abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Quindi generare bene comune è un valore che reciprocamente ci si deve scambiare però in maniera costruttiva e durevole.

Claudio Casiraghi ha poi individuato quattro strumenti per fare impresa etica: la comunicazione, l’identità, lacultura di servizioe l’osservazione diretta del cliente.

Oggi la comunicazione si sta sempre più impoverendo e di conseguenza anche le relazioni con i destinatari. Tutti comunicano ma non tutti riescono a farlo in modo adeguato e tantomeno morale. La cura della trasmissione, sia all’interno che all’esterno dell’impresa, è uno degli strumenti principali assieme all’identità per fare marketing etico. Una misura molto interessante che può essere utilizzata dalle aziende per divulgare in modo efficace è il report di sostenibilità, documento con cui un’azienda rendiconta le iniziative e performance di sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) attuali e future ovvero il proprio punto di vista etico.

Claudio Casiraghi ha poi messo in evidenza come il tema dell’etica sia connesso a quello della responsabilità d’impresa analizzandone quattro aspetti: legale, quello verso la società,la collettività locale per il suo benessere e la filantropia, che vanno ad aggiungersi a quella economica.

Per la qualità dei servizi e la sicurezza del consumatore, l’impresa etica si preoccupa non solo del normale rispetto della legge da parte di tutti i suoi stakeholder ma evita ogni forma di interpretazione forzata della stessa.

Nel pomeriggio, abbiamo affrontato con Gabriella Vigo formatrice e counsellor il secondo tema della giornata, la Qualità secondo la norma ISO 9001 come modello organizzativo flessibile.

La certificazione è stata progettata come strumento di miglioramento del business valido per organizzazioni di qualsiasi dimensione. Rappresenta lo standard di riferimento a livello internazionale per il sistema di gestione della qualità (SGQ) che intende rispondere contemporaneamente: all’esigenza dell’aumento dell’efficacia ed efficienza dei processi interni(quale strumento di organizzazione per raggiungere i propri obiettivi), alla crescente competitività nei mercati volto alla soddisfazione e fidelizzazione dei clienti.

Scopo primario dell’ ISO 9001 è la customer satisfaction il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali che permettono all’azienda certificata di assicurare ai propri consumatori il mantenimento nel tempo della qualità dei beni e servizi.
Da questo punto di vista il modello rappresenta uno strumento strategico in quanto mirato ad una serie di azioni : alla valutazione del contesto e parti interessate, analisi di rischi ed opportunità come base per definire opportune azioni, controllo dei costi, aumento della produttività, riduzione degli sprechi.

La struttura della ISO 9001 è suddivisa in dieci sezioni. Le prime tre sono introduttive:

scopo e campo di applicazione, riferimenti normativi, termini e definizioni, mentre le ultime sette contengono i requisiti relativi al sistema di gestione della qualità: contesto dell’organizzazione, leadership, pianificazione, supporto, attività operative, valutazione delle prestazioni, miglioramento.

Queste sezioni si basano su un ciclo PDCA (Plan-Do-Check-Act), che utilizza questi elementi per implementare il cambiamento nell’ambito dei processi dell’organizzazione allo scopo di stimolare e mantenere i miglioramenti all’interno dei processi.

Articolo a cura di Lucia Ciampaglia

Letture suggerite:

Casiraghi C., Giacobino F., Cucinare in barca in un metro quadrato e fare bella figura, Blu Edizioni, 2015 Casiraghi C., Marketing etico. Un’opportunità per le aziende di oggi e di domani, Guerini Next, 2014

Casiraghi C., Comunicazione etica. Manuale di riflessione per la società digitale, Apogeo Education, 2018

Lezione del 13 Aprile – i miti del capitalismo

La giornata di sabato 13 aprile 2019 propone ai ragazzi del Master Comportamentale Manageriale Lecco100 l’incontro sui Miti del Capitalismo, tenuto da Michele Dorigatti, fondatore della SEC – Scuola di Economia Civile. Docente trentino, Dorigatti, si sposta con al seguito una massa non indifferente di libri – da Aristotele a Stefano Zamagni, passando per Umberto Galimberti, Antonio Genovesi, Adam Smith e molti altri – che verranno utilizzati durante la giornata per spunti e riflessioni.

Dorigatti illustra come l’economia civile in Italia si sia sviluppata dopo la crisie conomica del 2008. Si è trattato di un evento a causa del quale si è iniziato a dubitare della stabilità dei pilastri dell’economia “tradizionale”. Il docente spiega nel dettaglio gli aspetti multi-dimensionali di tale crisi: finanziari, politico-istituzionali, ambientali, demografici, antropologici e legati alle teorie economiche. Questo serve per permettere poi un paragone con gli obiettivi che oggi l’Economia Civile si pone in un contesto nuovo e diverso. Chiarisce anche che la stessa cosa era precedentemente accaduta in America con la business ethics e la happiness economics, che avevano portato allo sviluppo di un nuovo modo di percepire l’economia.

All’interno di questo discorso, ancora una volta è stata ribadita l’importanza di alcuni concetti della nuova economia, come :

  • il voto con il portafoglio – ovvero il potere di scelta d’acquisto del consumatore,
  • il Paradosso di Easterlin (“i soldi non fanno la felicità”, ovvero il fatto che non esista empiricamente un rapporto totalmente lineare fra reddito percepito e soddisfazione personale) presentato in contrapposizione al “mito del turbo-capitalismo” – che afferma invece che la felicità sia positivamente correlata ai guadagni, e la centralità delle relazioni personali in una società economica in cui quest’ultime sembrano poter essere sostituire da beni materiali.
  • La Scuola di Economia Civile presenta delle sfide, dice Dorigatti, e le prime sono rappresentate dalla lotta  a diversi tipi di riduzionismo:
    – Quello portato dallo sviluppo della figura dell’homo oeconomicus – ovvero la riduzione dell’uomo da persona a individuo, dalla relazionalità e la felicità alla strumentalità e l’utilità;
    – Quello promosso dal cambiamento del termineimpresa”, non più intesa come associazione ma come strumento di massimizzazione degli interessi (da firm come association a firm come commodity);
    – Quello supportato dal passaggio dal concetto di valore multi-dimensionale a quello di valore mono-direzionale;
    – Quello riferito allo spostamento della concezione del bene comune a quella del bene totale (dalla moltiplicazione dei fattori alla somma degli addendi).

    Infine, la grande sfida è quella di combattere l’economia in-civile, ovvero l’economia (turbo)capitalistica di mercato, andando contro i miti dell’economia neo-liberista (es. mito della mano invisibile, della crescita illimitata, della marea che solleva tutte le barche, del mercato che si auto-regola…). «Non basta» dice infatti il docente «la mano invisibile del mercato, ma occorre la mano visibile dello Stato, che interviene in chiave sussidiaria ogni volta che l’operare della mano invisibile rischia di condurre verso la monopolizzazione o oligopolizzazione dell’economia.»

«L’economia civile non afferma che per le aziende il Profitto è sbagliato, dannoso o inutile» continua Dorigatti «ma che esso deve necessariamente essere connesso a livello alle Persone ed al Pianeta». Profit – People – Planet: un’azienda che vuole fare economia civile deve tenere conto non solo dei suoi profitti, ma anche dei suoi lavoratori, fornitori, dell’ambiente sociale e fisico in cui l’azienda stressa è inserita, e delle generazioni future (stakeholders muti della Teoria della Responsabilità Sociale d’Impresa).

Se gli elementi sopracitati non vengono presi in considerazione, si rischia di accentrare i danni del mercato capitalistico, ovvero la produzione di disuguaglianze e ingiustizie: Dorigatti illustra come il mercato di oggi favorisca infatti l’accentramento della ricchezza nelle mani di pochissimi (e.g. nel 2006, dato OXA, 8 persone miliardarie nel mondo possedevano circa il 99% della ricchezza mondiale), e come ciò susciti il problema della disuguaglianza economica, che esaspera e scatena il conflitto e mette in serio pericolo la coesione sociale, generando violenza. Fare economia civile, invece, significa proprio essere attenti alle persone, alle comunità e al territorio, all’ambiente.

 «Per quanto profondamente egoista si possa immaginare un uomo, ci sono ad evidenza nella sua natura dei principi che lo inducono ad interessarsi della sorte degli altri, e gli rendono necessaria la felicità altrui, quantunque egli non ne ricavi altro che il piacere di contemplarla.»
– A. Smith, Teoria dei Sentimenti Morali

Nella seconda parte della mattinata, Michele Dorigatti si ferma a presentare la figura e l’operato di Adriano Olivetti, imprenditore e “rivoluzionario” che portò la sua azienda a conduzione familiare ad essere la prima multinazionale made in Italy con una rete di vendita a livello mondiale. Un rivoluzionario che per primo parlò di “diritti di proprietà delle grandi imprese”, maturando l’idea che i diritti di proprietà dovessero essere estesi a Università, Scuola, Comuni, impiegati e azionisti, oltre che alla sua famiglia. Un visionario, cui si associano numerosi concetti innovativi: la bellezza della fabbrica e del design industriale, le boutique, il costrutto di comunità territoriale, la cultura in fabbrica (biblioteca), il finalismo d’impresa – ovvero un’impresa di nuovo tipo, al di là di socialismo e capitalismo, oltre i profitti, quindi una destinazione, una vocazione: le imprese sono organi della società, che hanno una funzione sociale. Per Olivetti, la mission di un’impresa civile era quintuplice: produrre ricchezza, lavoro, cultura, bellezza e qualità della vita.

Anche per oggi, dunque, per i Masterizzandi Lecco100, una buona dose di cultura, di economia civile e di responsabilità sociale d’impresa. A tutti una buona Pasqua.Erica Riganelli

Letture consigliate:
– Chang, A.J. (2010). 23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo. Milano: Il Saggiatore.
– Varvelli, M.L. & R. (2014). 2KM di futuro – L’impresa di seminare bellezza. Milano: Gruppo 24 ore.
– Cucinelli, B. (2018). Il sogno di Solomeo – La mia vita e l’idea del capitalismo umanistico. Milano: Feltrinelli.

Lezione del 5 aprile – gli imprenditori si raccontano.

Durante questa giornata abbiamo avuto il piacere di incontrare quattro “imprenditori” che hanno condiviso con noi esperienze di vita e di lavoro differenti.

Il primo ospite è stata Suor Angelica soprannominata “il colonnello”.


Ha vissuto la sua vita a servizio degli altri specialmente dei più bisognosi. Questo è l’elemento che caratterizza maggiormente il suo operare e lo si evince dal modo in cui ne parla e dalle emozioni che traspaiono dal suo viso. Suor Angelica ha lavorato per 16 anni in Caritas, ha trascorso 3 anni in Turchia 7 a Foligno e 9 a Rimini.
Mentre racconta la sua esperienza sottolinea come, nel corso della vita, in qualsiasi circostanza ci si trovi, non bisogna mai perdere l’equilibrio interiore, ovvero la propria direzione, il motivo per cui siamo stati messi al mondo. Proprio per mantenere questo equilibrio ha deciso di vivere ad Olate dopo un periodo in cui ha svolto diversi impegni di responsabilità all’estero. Impegni che potevano in qualche modo ledere quell’equilibrio interiore che è il motore della sua vita.
Suor Angelica ci ha parlato del fatto che ognuno di noi ha un Sigillo dentro di sè e che siamo fatti ad immagine somiglianza del Signore. Egli ha stampato in noi la sua immagine e ci ha posto in terra a fare le sue veci; ciò indica prima di tutto che c’è una direzione, un
orientamento.  Questo significa che siamo stati creati per l’amicizia e la comunione con Dio e respingere quest’amicizia e comunione significa negare la nostra vera natura.
Suor Angelica ha raccontato come ha portato avanti il servizio, la vita in comunità e la formazione; si è soffermata molto su quest’ultima tematica asserendo quanto sia importante per ognuno di noi il sapere e la voglia di imparare. Si tratta di un processo che non conosce un limite ed una fine.
Ai tempi in cui lavorava per Caritas Ambrosiana, ha avuto la responsabilità di gestire il gruppo di 90 obiettori di coscienza assegnati per svolgere varie attività . Ricorda come sia stato  un servizio di grande validità per chi ne usufruiva e una grande
esperienza per i ragazzi obiettori.
Infine ci ha spiegato che accezione dà alla parola “Dono” asserendo che ognuno di noi ne ha almeno uno. Il suo è stato quello di avere la capacità di ascoltare ed è ciò che ha messo a servizio degli altri sotto diverse forme e sfaccettature. Ha continuato affermando che ” più l’uomo compie gesti di solidarietà più è un testimone autentico dell’amore di Dio e lo rende visibile al mondo intero. L’egoismo, la chiusura in se stessi e il disinteresse per il prossimo offusca
nell’uomo l’immagine di Dio e lo porta ad allontanarsi dalla sua vera natura”
Mi è piaciuto molto il concetto che ha espresso con questa frase: Sorridere col Cuore. Il sorriso di per sè è contagioso e la pace che semina non manca di produrre frutto.
Un’altra espressione che porterò con me è la seguente :” vivere la gentil arte del benedire” inteso come augurare il meglio alle persone attorno a noi in modo da poter essere contagiosi così come è stato contagioso per noi la sua energia e il suo sorriso.

Il secondo ospite di questa giornata è stato Daniele Riva, ex Presidente della Camera di Commercio di Lecco, imprenditore artigiano.

Amministra l’azienda Cremonini.
Nel 2016  viene eletto presidente della Camera di Commercio. Si è trattato di una esperienza positiva costellata da incontri/ scontri tipica di un ambiente in cui si condividono scelte, visioni, esperienze differenti e regole da rispettare.
Ci ha delineato quali sono gli aspetti innovativi che hanno contribuito al successo della sua impresa ed alcuni di questi sono:

  • puntare sulla tempestività della risposta secondo le esigenze dei clienti e la consegna puntuale e queste rappresentano punti di forza per le piccole aziende che vogliono sopravvivere ed in questo senso risulta molto importante
  • la capacità di specializzarsi in alcune nicchie di mercato.
  • la centralità dell’uomo. Ha sottolineato  che nonostante la tendenza e le esigenze di dotarsi di macchinari sempre più sofisticati ed utili, non potrà mai essere messo in discussione  il fattore umano. Questo è e sarà sempre il valore aggiunto in ogni settore ed attività.
    Riva ci ha quindi offerto diversi spunti  che possono essere utili nelle diverse circostanze in cui ci troveremo durante il corso della nostra vita. Ha infine sottolineato come alcuni elementi
    non possano mai mancare : la voglia e la responsabilità di mettersi in gioco, di dimostrare quello che si fare, di essere intraprendenti senza perdere l’umiltà e tenere presente
    che le nostre azioni hanno sempre delle conseguenze.

Nel pomeriggio abbiamo incontrato il terzo ospite della giornata, Giovanni Pastorino, imprenditore titolare della Deltacalor srl.


L’ing. Pastorino ci ha tenuto subito a delineare quale sia la differenza tra manager e imprenditori. L’imprenditore è una persona che ha un’idea e per realizzarla è disposto a rischiare; mentre un manager è una persona che agisce per conto dell’imprenditore.
Queste sono alcune delle caratteristiche che hanno consentito la sua azienda ad eccellere a livello mondiale nel proprio settore:
Innovazione : intesa come capacità di trovare soluzioni alternative da quelle mainstream; puntare su prodotti non convenzionali e saper diversificare; ciò fa in modo che sul mercato non ci siano troppi concorrenti con cui dividere la “torta” , ” o ti distingui o ti estingui”.
Moltiplicare la gamma di prodotti : da accesso a nuovi clienti.            ” chi si ferma è perduto” questo è un credo nell’economia di oggi!
Investire su ricerca e sviluppo di prodotti innovativi: un elemento portante è l’idea e capacità creativa.
Il futuro sarà incentrato su avere un’idea ed essere in grado di coltivarla senza arrendersi alle prime difficoltà; è ciò che le aziende cercano oggi; persone creative capaci essere “multitasking” con propensione al problem solving e soprattutto persone che siano
interessate a ciò che fanno.
Ha inoltre sottolineato quanto al giorno d’oggi il prodotto che offriamo sul mercato sia solo un veicolo e quanto invece la tecnologia sia centrale, “la finestra sul mondo”.

La nostra giornata si è conclusa con l’ultimo incontro con Michele Motta; volontario della Protezione Civile.

Raccontando il percorso che lo ha portato a prestare il suo tempo al volontariato, si è soffermato sulla prima chiamata ricevuta. Chiamata che risale al 2009 quando il terremoto colpì l’ Aquila e di come si  sentì  nell’essere catapultato in una situazione
drammatica dall’oggi al domani.
La Protezione Civile è composta per la maggior parte di volontari che offrono il proprio servizio: le sue attività sono finanziate dal Ministero degli Interni ; è divisa in strutture territoriali sovvenzionate dai comuni di appartenenza.
I volontari si suddividono a loro volta in due categorie: quelli generici e quelli specializzati.
La risorsa più importante è quella umana. La selezione avviene in base al grado di difficoltà della “missione” e alla necessità di trovare profili che risultano più adatti alle circostanze da affrontare.
Ci sono diversi corsi di formazione per chi volesse approcciare al servizio civile; 6 incontri necessari per poter capire quanto segue: cosa fa la protezione civile? quali sono le normative su cui poggia? quali sono le tecniche di comunicazione?
Motta ha sottolineato come per fare il volontario non basti solamente la volontà perchè questa, se non strutturata, può recare danno; proprio per questo motivo è necessario intraprendere un percorso di formazione per poter entrare a fare parte della Protezione Civile. Bisogna essere predisposti a relazionarsi con le persone in qualunque tipo di missione ci si trovi ed è fondamentale conoscere le regola per poter essere utili alla causa a cui si prende parte.
Motta conclude l’incontro raccontandoci l’esperienza che ha condiviso con un’anziana di 85 anni che osservando un cimitero reso inagibile a causa del terremoto, gli disse : “il terremoto ci ha portato via anche i nostri morti, la nostra memoria” .
L’esperienza che Michele si porta a casa ogni volta che è chiamato in causa sono i volti delle persone.
E’ stato un piacere alla prossima!
Stay tuned!

Frezer Villani

Lezione del 15 marzo L’ECONOMIA CIVILE, UNA VIA DI INNOVAZIONE AL MERCATO – I COLLOQUI DI LAVORO 1° PARTE

Nel corso della giornata di venerdì 15 marzo abbiamo affrontato due differenti temi, entrambi molto importati ed attuali, ovvero l’economia civile e i colloqui di lavoro.

Durante la mattinata Ivan Vitali, consulente della Scuola di Economia Civile (SEC) e direttore dell’associazione conVoi Onlus, ci ha introdotti all’economia civile.

Partendo dalle origini, che vedono Antonio Genovesi, economista, scrittore, filosofo e sacerdote italiano, come il suo fondatore, ne abbiamo snocciolato gli elementi fondamentali.  Al centro di questo tipo di economia vi sono l’umano e il creato.  L’obiettivo è il bene comune e tutto l’impianto regge su tre principi fondamentali: la reciprocità, la fraternità e la gratuità. Basandosi questi punti cardine, l’economia civile si pone come un’interpretazione dell’intera economia e si situa agli antipodi di quella che è, la visione capitalistica.

I campi di applicazione dell’economia civile sono differenti e trasversali. Come pure differenti e trasversali sono i benefici portati dal seguirne le linee guida. Infatti, confrontandoci con Ivan Vitali, abbiamo potuto constatare come vari ambiti, dai servizi sociali alle banche, dal volontariato alla politica, dalle piccole e medie imprese alle multinazionali, siano tra loro intrecciati da degli elementi comuni. Questi se gestiti nel modo adeguato possono portare ad un livello di benessere reale e generalizzato, impattando in modo significativo sulle vite umane e sull’ambiente.

L’ipotesi di lavoro di questa lezione si è basata su tre elementi chiave: il tempo, lo spazio (inteso come ambiente), la relazione con l’altro. Da ciò che pensiamo riguardo a questi macrotemi dipende tutto ciò che facciamo. Infatti, la conseguente tesi di lavoro è stata che per vivere bene, quindi stare al mondo in maniera qualitativamente positiva e significativa, siano necessarie sia competenze hard, ovvero il saper fare, che competenze soft, cioè il saper essere/stare. Ciò che l’economia civile offre sono gli strumenti e le interpretazioni per accrescere queste capacità e il loro utilizzo congiunto, combinato e armonico.

Da un’analisi comparativa compiuta durante la lezione da noi masterizzandi in base alle nostre conoscenze, è risultato evidente come un’impresa civile si differenzi fortemente da un’impresa tradizionale. La prima applica un pensiero ecologico a 360° che nella seconda, invece, è (quasi) totalmente assente. Da ciò deriva un’impostazione completamente diversa. L’economia civile si sgancia dall’antropologia negativa che pervade l’economia tradizionale e segue quella che è l’antropologia positiva. Lo sguardo sull’uomo non è neutro e lo dimostrano anche gli elementi cardine di questa tipologia di economia, precedentemente citati e che a fine percorso si sono arricchiti di altre caratteristiche fondamentali. Si amalgamo, dunque:

  • Reciprocità, ovvero la “mutua assistenza”, modus operandi che contraddistingue le relazioni e fa sì che esse non siano mai impersonali né anonime;
  • Fiducia, che lega le persone e implica vero interessamento per il bene comune;
  • Felicità pubblica, l’occuparsi del “diverso da sé” superando i confini dell’interesse circoscritto solo a “casa propria”;
  • Fraternità, con la quale il “diverso da me” è fratello e, quindi, ampliando la visione, il mercato diventa un luogo di scambi orientato nella direzione in cui le relazioni si caratterizza per fiducia e mutua assistenza che, di conseguenza, lo alimentano e lo rafforzano;
  • Gratuità, caposaldo che implica il dono, ben lontano dall’obbligo e dall’aspettativa di una contropartita e fa di esso la motivazione intrinseca.

Per meglio chiarire l’importanza di tutti questi elementi, Ivan Vitali ha delineato l’altra faccia della medaglia, ossia ciò che l’ineguaglianza genera, ragion per cui è razionale preoccuparsi degli altri. Tra le conseguenze troviamo, infatti, minori opportunità, l’ostacolo ad una crescita stabile e sostenibile, le inefficienze e l’instabilità del sistema, le divisioni sociali che sono costose e che costituiscono delle minacce per la democrazia.

L’economia civile, in conclusione, non riguarda solo ciò che un’azienda può fare, ma coinvolge le persone tutte. Infatti, anche come consumatori possiamo fare la differenza, agendo come Cittadini ConsumAttori. Ogni impresa, infatti, dipende dai compratori, segue le loro esigenze e in base ad esse crea ed adatta i propri prodotti. Votare con il portafoglio, ovvero orientare i propri acquisti in base a determinati parametri, cioè sui prodotti di aziende che seguono tutto il discorso svolto finora, è una grande opportunità per lanciare un messaggio forte alle imprese. Infatti, comprando prodotti di aziende che applicano i principi dell’economia civile aiuta a sostenerne la continua attuazione e incentiva quelle che non seguono questa visione a cambiare rotta e ad attuarla.

Nel pomeriggio, abbiamo trattato il secondo tema della giornata, ovvero i colloqui di lavoro, argomento che verrà affrontato anche in altre due successive lezioni.

Laura Suma, Sales & Service Consultant presso l’agenzia del lavoro Manpower, ci ha introdotti al mondo della selezione e ricerca del personale, illustrandocene i vari aspetti e i processi che lo caratterizzano.

I passaggi da seguire durante la ricerca del lavoro affinché essa risulti proficua sono 5:

  1. Analizzare se stessi, ovvero capire cosa voglio; per capirlo posso chiedermi: quanto penso di valere? Perché penso di valere?
  2. Rilevare la percezione esterna, cioè le esigenze delle aziende
  3. Individuare i canali di ricerca del lavoro
  4. Informarsi e conoscere il mercato di riferimento
  5. Acquisire strumenti: ciò implica il redigere un curriculum vitae e il saper affrontare in maniera efficace i colloqui di lavoro.
  1. Analizzare se stessi
  • Per potersi analizzare è fondamentale analizzare contemporaneamente diversi aspetti: le proprie abitudini, abilità, motivazioni, valori, interessi e passioni, per poter poi definire le macroaree professionali di nostro interesse. In particolare, al fine di trovarsi poi in un ambiente lavorativo sereno è importante constatare se i valori dell’azienda e dei futuri colleghi sono in linea con i propri.

Tutto ciò ci porta a essere in grado di scegliere più consapevolmente il tipo di professione che vorremmo svolgere, la quale ci deve interessare e soddisfare.

Con questi elementi possiamo, infine, definire il nostro obiettivo professionale.  Avere chiaro il proprio obiettivo professionale durante la ricerca del lavoro ci permette di trovare un’occupazione soddisfacente nel minor tempo possibile.

  1. Rilevare la percezione esterna
  • Rilevare la percezione esterna significa comprendere appieno le richieste delle aziende. Possiamo dividere questa rilevazione in due aree, ovvero l’area tecnico professionale e l’area comportamentale.

La prima area comprende le competenze tecnico specialistiche, anche dette hard skills, che consistono nel saper fare. Essa si quantifica come il 40% dei requisiti che un candidato deve possedere.

L’area comportamentale è formata dalle competenze trasversali, o soft skills, che costituiscono il saper essere e includono anche l’avere flessibilità e passione nello svolgimento della propria mansione. A queste caratteristiche viene data sempre più importanza e, infatti, rappresentano il 60% di ciò che viene valutato in un candidato.

Altro elemento imprescindibile di questa categoria di competenze è il personal branding.  Un concetto-guida per trovare lavoro in un mondo in cambiamento. Esso implica il lavorare sulla comprensione di sé per identificare e far emergere caratteristiche personali per le quali gli altri dovrebbero riconoscerci e puntare su di noi. Questo conduce, inoltre, alla definizione e affermazione della propria personalità professionale e non.

La particolarità dell’argomento, che tocca personalmente ognuno di noi masterizzandi, ci ha concesso di riservare un’ampia parte alle nostre riflessioni, alle domande e al confronto, per procedere poi con la parte esplicativa nella prossima lezione.

APPROFONDIMENTI

Valentina Perucchini