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Lezione del 27 marzo : la gestione della paura – La gestione di un profilo linkedin

Visto il perdurare della pandemia anche la lezione del 27 marzo del Master Lecco100 si svolge in modalità telematica trattando il tema della “Gestione della Paura”, oggi più che mai attuale.

La lezione è tenuta da Alessio Sperlinga che apre anticipando brevemente il tema della mattinata e presentando gli ospiti. Oggi infatti sono con noi anche Alessio e Fabrizio, due colleghi di Alessio, e Chiara Gianola, una ex alunna del Master che ci porterà la sua esperienza di vita e di lavoro.

Alessio Sperlinga

Alessio inizia la lezione con il suo “This I believe”. Il “This I Believe” è un format radio inventato nel 1951 a Londra da Edward Murrow e consiste in un discorso in cui le persone devono dire, in cinque minuti, cosa le motiva nella vita e quali sono i loro valori. Dalle prossime lezioni, ognuno a turno, dovrà presentare il proprio “This I Believe”

Alessio Sperlinga inizia poi il suo intervento condividendo un video che richiama tutti gli elementi della paura e facendo notare ai ragazzi come chiunque, ad un certo punto della propria vita, per un motivo o per l’altro, ha avuto paura. Si osserva dunque come la paura sia una cosa naturale, e, come diceva Aristotele, la natura non fa mai nulla per niente; dunque anche la paura deve avere un significato.

La paura è infatti una delle emozioni di base proprie della nostra specie, ed è intrinseca alla condizione umana. Alessio mostra poi una figura con delle facce che rappresentano le sei emozioni di base che ritroviamo in tutti gli esseri umani in ogni parte del mondo, ossia felicità, tristezza, disgusto, stupore, rabbia e paura. In generale tutte le emozioni nascono come risposta ad un bisogno e nello specifico la ragioneprimaria per cui si manifesta l’emozione della paura è legata ad un istinto di sopravvivenza.

Ma che cosa, di fatto, genera la paura? I nostri bisogni di sicurezza implicano un controllo completo della situazione, tuttavia la vita è fatta di incertezze e cambiamenti continui ai quali noi non possiamo e non dobbiamo resistere. In genere, la causa della paura è proprio questo cambiamento improvviso che introduce nuove variabili o modifica l’ambiente familiare facendo così perdere l’orientamento agli esseri umani.

Nel corso della nostra vita ci troviamo a fronteggiare cambiamenti esterni e percepiti come pericolosi nel sistema-mondo, come ad esempio quella dell’attuale pandemia, oppure cambiamenti tipicamente umani come per esempio la morte.

Per affrontare al meglio un cambiamento quando avviene e sapersi reorientare ci sono quattro passi da seguire. In primis bisogna accorgersene; una volta che siamo coscienti del cambiamento non dobbiamo subirlo, questo significa che non possiamo continuare a fare quello che facevamo prima, ma dobbiamo accettare il cambiamento. Questa è sicuramente la fase più difficile ma, in questi casi, sapersi adattare alla realtà è più utile che capire, ed è importante ascoltare, osservare, apprendere a non ripetere gli stessi errori, imparare dall’esperienza e accettare di non avere mai certezze. Una volta che ci siamo adattati e siamo “sopravvissuti” al cambiamento allora potremo cercare di capirlo, di pensarlo e infine di guidarlo.

In generale comunque ci sono varie risposte che si possono dare alle paure che possono essere di due tipi: o passivo-reattive come per esempio il nascondersi, il fuggire, il mimetizzarsi oppure proattive come trovare dei sistemi per resistere più a lungo o addirittura, quando c’è un predatore, attaccare anche fisicamente.

Alessio lascia poi ai ragazzi cinque minuti per svolgere un esercizio legato alla paura: ognuno deve ricordare una situazione in cui ha avuto paura e pensare a come questa è stata affrontata.

La tematica della paura è inframezzata dalla testimonianza di Chiara Gianola, ex alunna del Master Lecco100 e attualmente Relationship manager presso Linkedin, che racconta ai ragazzi la propria esperienza di vita e di lavoro.

Chiara Gianola

Chiara racconta delle sue esperienze di volontariato e lavorative in giro per il mondo per arrivare infine a parlare del suo attuale lavoro che si discosta del tutto dal suo percorso di studi. Chiara sottolinea come, comunque, il fatto di avere una base di studio molto differente dal lavoro che si va a svolgere, possa essere sfruttata nelle varie esperienze lavorative in quanto porta ad avere un approccio “fuori dagli schemi” (o addirittura un vantaggio competitivo) che può rivelarsi spesso utile e apprezzato da datori e colleghi di lavoro.

Chiara poi, considerato il tema della giornata, si sofferma su dei momenti della sua/vita carriera in cui ha provato paura, sottolineando però come questi moment siano stati dei veri e propri momenti di svolta in positivo. Chiara suggerisce inoltre di affrontare i momenti di cambiamento e paura preoccupandosi e lavorando solo su quelle cosa che possono essere effettivamente cambiate senza incaponirsi e preoccuparsi per le cose che non dipendono da noi.

Infine Chiara, vista la sua posizione in Linkedin, dedica l’ultima parte della sua testimonianza a dare ai ragazzi qualche consiglio per migliorare un colloquio di lavoro e su come gestire e completare un profilo Linkedin.

Ringraziamo Chiara per la testimonianza e per i preziosi consigli condivisi che saranno utili soprattutto per dei ragazzi giovani come noi ancora alle prime esperienze lavorative.

La lezione prosegue poi sempre sulla gestione della paura. Dopo un veloce ripasso dei temi trattati in mattinata Alessio prosegue spiegando che essenzialmente la paura, seppur talvolta possa essere percepita collettivamente, si muove sempre ad un livello micro, è cioè un processo che avviene nella nostra mente per cui, da uno stimolo, interno o esterno, si genera una sensazione, che diventa emozione, che a sua volta diventa un sentimento e dà luogo ad un’azione. In poche parole, la paura fa da strategia di sopravvivenza, è la sensazione a partire dalla quale l’essere umano sviluppa tutte quelle strategie di difesa, attacco o resa che lo portano ad adottare comportamenti passivi, reattivi e pro-attivi che generano nuove soluzioni.

L’emozione della paura nasce perché nel nostro cervello abbiamo un sensore, l’amigdala, che, quando prova uno stimolo fisico, si collega molto velocemente al resto del cervello creando così una reazione. Tra stimolo e reazione ci possono essere pochi secondi ma, se conosco il processo, posso inserire un elemento che mi permette di decidere come agire.

La buona notizia è, quindi, che il fatto di provare paura, pur essendo inevitabile, è sempre uno stato mentale e, come tale, può essere cambiato e controllato, agendo sul processo.

Ci sono diverse correnti di pensiero che si sono dedicate ai metodi per affrontare la paura e in generale i momenti traumatici.

Alcuni di questi individuano nel ricordare e nel guardare la situazione dall’esterno il punto cruciale per superare questi stati mentali. Lavorare in questo modo è utile perché ci fa guardare l’evento in modo distaccato e razionale.

Alessio spiega poi la visione stoica e fa esercitare i ragazzi con la tecnica, definita da Seneca in vista della sua morte, della premeditatio malorum (vedi immagine)che prevede che, se non è possibile prevenire che qualcosa di spaventoso accada, è però sempre possibile sviluppare strategie per negoziare con la paura, come con un’antica nemica, e, senza opporre resistenza, lasciare che si trasformi in una nuova amica, fedele consigliera al nostro fianco nel momento di riparare agli imprevisti e guidare il cambiamento.

Ogni alunno ha poi del tempo per esplicitare quali sono le cose che teme accadono, cosa può fare per prevenire queste cose, e, nel caso accadano come può risolvere. Il passo successivo sarà poi quello di valutare i costi dell’inazione (a livello fisico, economico, ecc), ossia cosa succede se si resta passivi di fronte a questi eventi traumatici.

Infine Alessio, mostrando dei video, accenna ad alcune strategie/tecniche che possono essere messe in pratica per reagire alla paura. Si sottolinea come tutte le strategie mostrate siano strategie di gruppo, tuttavia non sempre la collaborazione è facile o comunque possibile.

Ringrazio molto Alessio per avere affrontato con leggerezza e razionalità questo tema delicato e interessante!

Gaia Milani

Lezione del 20 marzo – la Gestione delLe Riunioni – Testimonianze Imprenditoriali

L’argomento del giorno proposto da Alessio Sperlinga è quello delle Riunioni. La lezione ancora una volta è stata effettuata tramite l’utilizzo di Webex, a causa delle restrizioni in atto nel nostro amato paese.

Alessio Sperlinga ha parlato ai ragazzi sulla gestione delle riunioni

Alessio ha innanzitutto introdotto il tema, le riunioni sono momenti importanti nella vita progettuale, un esempio pratico della loro importanza  lo si ha sicuramente all’interno di un’azienda, grande o piccola che sia, poiché riunione è spesso sinonimo di organizzazione.

Ma, per far sì che una riunione possa essere efficace bisogna necessariamente tener conto di alcuni “must”:

  • Bisogna fissare un orario d’inizio e uno di fine da rispettare tassativamente
  • Deve avere una buona organizzazione logistica(per esempio stabilendo la durata di ogni intervento)
  • Deve necessariamente avere un ordine del giorno preciso e stabilito precedentemente
  • Deve avere un numero limitato di partecipanti

Una riunione nell’atto pratico prevede che vengano prese delle decisioni, che emergano temi, problemi  e che si possa pianificare, organizzare il lavoro in modo ottimale.

Quanto emerso durante lo svolgimento della riunione deve essere poi riportato all’interno  di una sintesi, detta verbale, per far sì che venga tenuta traccia in futuro di quanto trattato in passato.

Successivamente è intervenuto Emanuele Belgeri, portando l’attenzione dei ragazzi sul tema della crescita personale, oltre che su come affrontare la paura.

Emanuele Belgeri

La paura è un emozione primaria, provocata da una situazione di pericolo, che può essere reale,o prodotta dalla fantasia, dai pensieri di un individuo; Emanuele spiega come l’uomo abbia comunque la possibilità di scegliere come agire, scegliere praticamente se avere paura o meno, naturalmente se una situazione lo permette.

Ha trattato quindi il tema della gestione dei pensieri, di  come noi uomini possiamo scegliere cosa pensare, condizionando  quindi i nostri pensieri, ad esempio in una situazione di pericolo possiamo intravedere un finale favorevole.

Per quanto riguarda l’integrità , ha spiegato ai ragazzi quanto sia importante fare effettivamente ciò che si dice, oltre a spronarli sul fatto di credere doverosamente in sé stessi, senza aspettarsi l’approvazione altrui per quanto da loro fatto.

Infine è intervenuto l’imprenditore Giovanni Pastorino, che ha raccontato la storia della sua azienda,la DELTACALOR,  nata a metà degli anni novanta e diventata nel 2002 una realtà industriale all’avanguardia.

L’ingegnere Giovanni Pastorino

L’azienda  situata nel calolziese, produce e commercializza radiatori, scaldasalviette tecnologicamente innovativi e di design.

L’ing. Pastorino partendo da un’idea intelligente di unire utilità e design, ha riscontrato un gran successo a livello territoriale, nazionale e soprattutto internazionale, riuscendo a far conoscere il proprio prodotto in giro per il mondo.

Non si è potuto fare a meno di trattare l’argomento del momento il “COVID-19”, che da qualche settimana ha sconvolto l’ordinario, preoccupando notevolmente gli imprenditori come l’ing. Pastorino, che ha espresso tutto il suo timore per la situazione venutasi a creare, raccomandando ai ragazzi di tenere duro, di impegnarsi in ciò che fanno il più possibile anche in una situazione di difficoltà come questa.

Un ringraziamento speciale ad Alessio Sperlinga ed Emanuele Belgeri, che malgrado la situazione hanno portato ai ragazzi una lezione utile al loro futuro, trattando temi in modo efficace, con il loro ormai solito entusiasmo.

Un ringraziamento va poi sicuramente all’ing. Giovanni Pastorino, per aver portato la propria testimonianza imprenditoriale ai partecipanti, oltre ad un’importante riflessione sulla situazione attuale in Lombardia e più in generale ormai in tutto il mondo.

Il Master Lecco 100 non si ferma…

Davide Riganelli

Lezione del 6 marzo – Strumenti di progettazione

La lezione del 6 marzo si svolge, per cause di forza maggiore, in via telematica ed è tenuta dalla Life Coach Cristina Pedretti.

Cristina Pedretti

La dott.sa Pedretti apre la lezione presentando velocemente lo strumento che stiamo usando per connetterci: si tratta di Zoom, un servizio di Cloud computing che offre servizi di conferenza remota utilizzato spesso nelle sue sessioni di coaching individuale ma che può essere gratuitamente anche per sessioni di gruppo di 40 minuti come le nostre. La lezione mattutina si svolgerà in tre sessioni.

La prima sessione si apre con un giro di presentazione di tutti gli alunni del Master. In seguito anche Cristina si presenta e racconta l’evoluzione della sua vita a partire dal momento in cui ha frequentato il Master Lecco100 utilizzando l’originale metodo della “Borsa dei ricordi”. Cristina fa passare davanti allo schermo diversi oggetti che la rappresentano o sono importanti per lei (scarpa col tacco, foto del matrimonio, lattina, tesina di maturità, pubblicazione con affreschi, spillina di Apple, libro PNL), ogni alunno sceglie quello che lo incuriosisce di più e Cristina racconta la storia legata a quell’oggetto.

La seconda sessione è invece dedicata al racconto da parte della life coach della nascita e dell’evoluzione del suo progetto “Chiacchiere da Venere” sottolineando come utilizzare gli strumenti di progettazione.

In primo luogo la dott.ssa Pedretti sottolinea che se vogliamo realizzarci è importante avere una visione chiara su chi siamo e su dove vogliamo arrivare.

L’idea di “Chiacchiere da Venere” nasce nell’agosto del 2016 come raccolta di interviste su temi femminili, ampliandosi poi con la creazione di un blog, un podcast, un sito web e un canale Youtube elaborati con grande attenzione alle modalità comunicative. Cristina sottolinea che ad un certo punto del suo percorso ha capito che il suo obiettivo finale non era più solo quello della divulgazione, ma quello di diventare una personal coach per aiutare le donne nella realizzazione di sé. Per questo motivo chiaramente la sua strategia è cambiata, abbandonando per esempio gli investimenti in social network, ma lavorando sulla sua immagine attraverso il personal branding e la brand awareness. Il suo progetto in questo modo è maturato arrivando ad essere la sua attività principale nella quale promuove anche eventi e percorsi di coaching personalizzati.

Cristina offre una panoramica sui risultati ottenuti nei vari anni dalla sua attività in termini di visibilità (followers, visite al sito, iscrizioni alla newsletter e acquisto infoprodotti) e i suoi progetti futuri, strategie di crescita e nuovi obiettivi.

A questo punto la life coach introduce uno strumento molto utile, utilizzato anche da lei per la realizzazione dei progetti: il Business Model Canvas (BMC). Tale strumento consiste in uno schema che permette di ragionare su una nuova attività e che offre una visione complessiva cioè di tutti gli aspetti del progetto.

L’esperta consiglia, per chi è interessato, la lettura del libro “Creare modelli di business” di Alexander Osterwalder e Yves Pigneur che approfondisce l’argomento.

Cristina spiega che spesso i bandi europei e non solo (che saranno trattati nella terza sessione) ricalcano il modello del BMC e mostra agli alunni un progetto da lei scritto per la partecipazione ad un bando.

La life coach sottolinea che in generale quando si partecipa ad un bando è importante essere focalizzati e riprendere, nella risposta, gli elementi presenti nella domanda. Altri elementi da avere ben chiari sono anche:

  • criteri formali – l’eleggibilità del destinatario,
  • il budget di riferimento,
  • la calendarizzazione
  • le procedure di valutazione dei risultati che si intendono mettere in atto
  • le risorse a disposizione (partner chiave, attività chiave, canali…).

Infine Cristina ricorda che, per la buona riuscita di un progetto, oltre all’idea creativa e ai contenuti è importante anche avere una certa gestione contabile.

La terza ed ultima sessione mattutina viene poi dedicata agli strumenti di progettazione per l’accesso ai bandi gestiti dall’Unione Europea, in particolare attraverso il Project Cycle Management, ovvero la gestione del ciclo del progetto (vedi figura)

Cristina infatti è un’esperta anche in questo campo avendo frequentato un apposito master.

Il PCM è un format ideato dall’UE negli anni 90 come modello di riferimento univoco per la progettazione da parte di soggetti pubblici e privati con lo scopo di fornire alcuni standard per rendere più efficaci gli interventi di progettazione, capitalizzando al massimo gli investimenti della Commissione Europea sullo sviluppo dei paesi membri dell’UE.

Dopo aver analizzato l’iter procedurale, ponendo l’attenzione sulle caratteristiche delle varie fasi e sui soggetti coinvolti, l’intervento si è soffermato sulle principali caratteristiche che un buon progetto dovrebbe avere, ossia:

  • la pertinenza,
  • la fattibilità
  • la sostenibilità (e autosostenibilità anche a lungo termine quando non vi è più il finanziamento).

Cristina sottolinea che per creare un progetto bisogna partire da un problema concreto e presente, focalizzandosi anche sui reali bisogni dei destinatari, per poi creare una gerarchia di cause e conseguenze.  Lo strumento consigliato dalla dottoressa Pedretti per mantenersi focalizzati è l’“albero dei problemi” che consiste nel partire da un macro-problema reale analizzandolo attraverso la tecnica del brainstorming per individuarne sotto-problematiche, cause e conseguenze.

In seguito lo schema creatosi attraverso questa attività di pensiero è sottoposto ad un cambiamento di prospettiva, un ribaltamento, divenendo “albero degli obiettivi”, obiettivi sia generali che specifici. In questo modo, infatti, i micro e macro-problemi prima individuati divengono gli obiettivi effettivi, gli scopi del progetto, e le loro cause diventano gli oggetti sui quali agire. Infine per assicurarsi un continuo controllo delle risorse, delle spese e delle condizioni verificabili per ciascun obiettivo ci possiamo servire anche del Logical Framework Matrix, ovvero l’approccio al Quadro Logico, e del già presentato Business Model Canvas.

I vantaggi derivati dall’utilizzo di questi strumenti sono molteplici:
– la formulazione chiara degli obiettivi
– il focus sui risultati
– la flessibilità rispetto alle azioni messe in pratica
– la sostenibilità
– la possibilità di monitoraggio e controllo continuo

Nell’ultima parte della sessione vengono poi proposte alcuni spunti per attività di autoanalisi e di empowerment personale.

Ogni alunno individualmente deve completare la propria ruota del lavoro e della vita (vedi figura) colorando in primis i livelli attuali raggiunti per i vari aspetti proposti e in seguito, con un altro colore, i livelli che vorrebbe raggiungere. Ogni anello concentrico è un punto e può essere colorato quindi da 0 (= livello minimo di soddisfazione) a 10 = livello massimo, con 6 come sufficienza).

La dott.sa Pedretti pone poi alcune domande per far riflettere gli alunni sulla propria situazione:

  • In quali “fette” c’è maggior coincidenza tra stato attuale (SA) e stato desiderato (SD)?
  • Quali aspetti ti hanno sorpresa di più durante questa riflessione?
  • Cosa puoi fare per riempire di colore le aree che sono un po’carenti?
  • Quali cose/fatti/circostanze vedi come possibili ostacoli a questo?
  • Se non hai colorato come SD fino al 10 alcuni spicchi chiediti: “Perché”?

In seguito la life coach propone anche l’attività delle “Cinque domande chiave” ideato da P. Ducker. Si tratta di porsi cinque domande introspettive che aiutano a conoscersi meglio, sono domande che fanno crescere.

Le domande sono le seguenti:

  1.  Quali sono i miei PUNTI DI FORZA?
  2.  Come PERFORMO MEGLIO?
  3.  Quali sono i miei VALORI?
  4.  A cosa APPARTENGO?
  5.  A cosa dovrei CONTRIBUIRE e come posso FARE LA DIFFERENZA?

Dopo un primo momento di lavoro individuale e libero si è passati alla focalizzazione di un obiettivo definito S.M.A.R.T. e alla stesura di un personale piano d’azione per il raggiungimento di tale obiettivo, definendo step che fossero specifici, a basso rischio percepito, realizzabili a breve tempoverosimilmente raggiungibili e congrui con il risultato atteso.

L’attività di coaching, spiega infine la life coach, è volta proprio a supportare i soggetti durante il periodo di progettazione e realizzazione di un obiettivo, affrontando la paura, la demotivazione e il disorientamento.

Ringrazio la dott.sa Pedretti per avere condiviso con noi la sua esperienza personale e le auguro di raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissata!

Il master prosegue nel pomeriggio con la lezione di Alessio Sperlinga sempre incentrata sulla progettualità.

Alessio Sperlinga

Alessio spiega che nella vita, quando vogliamo raggiungere un obiettivo, dobbiamo rassegnarci all’incertezza. Non abbiamo infatti controllo se non sulle nostre intenzioni.

L’esempio tipico della persona che vive nell’incertezza è quello del venditore. Focalizzandosi sulla figura del venditore, gli alunni, con l’aiuto di Alessio, individuano i vari aspetti che servono per raggiungere un obiettivo.

Non è facile raggiungere e soprattutto mantenere i risultati (anche se la persona, l’azienda e il prodotto piacciono molto ci può sempre essere qualcuno più bravo), per questo non possiamo mai permetterci di avere sicurezza ed è importante essere preparati.

La preparazione richiede 3 aspetti:

  1. La preparazione tecnica ossia tutto ciò che serve sapere per raggiungere l’obiettivo in termini di conoscenza (conoscenza sul prodotto, sul contesto e su tutti i dettagli.)  Oggi la preparazione tecnica è prevalente, è necessario aggiornarsi continuamente.
  2. La piena referenza automotivata (PRA) che è l’obiettivo finale a cui tendere. Per esempio nel caso del venditore la PRA non è solo la vendita del prodotto, ma consiste nel fatto che il cliente, oltre a comprare, parla bene del venditore, del suo prodotto e della sua azienda, così da avere influenza sugli altri. La PRA per essere efficace deve essere diretta.
  3. La preparazione psicologica ossia la capacità di crearsi un’immagine positiva o di conoscere l’immagine positiva dell’altro. Il nostro cervello infatti è una “scatola nera”, a determinare la realizzazione di un obiettivo è l’immagine che io mi faccio dell’obiettivo.

Inoltre conoscere le immagini positive degli altri aiuta ad andare incontro alle persone con cui interagisco e quindi rende i rapporti più agevoli

La parte finale della giornata è stata poi dedicata alla testimonianza dell’ospite Diana McWilliam, volontaria dell’Associazione Fabio Sassi che ha creato la struttura del Nespolo ad Airuno, eccellenza nelle cure palliative.

Diana McWilliams

Diana ha raccontato la sua esperienza come volontaria per l’assistenza ai pazienti terminali, la realtà delle cure palliative sia domiciliari che all’interno della struttura del Nespolo e infine ha riportato le esperienze di alcuni pazienti ricordando che la cosa fondamentale è dare dignità alla vita anche negli ultimi istanti.

Infine Diana invita tutti a parlare della vita e della morte con naturalezza.

Non posso che ringraziare Diana per il suo servizio e per l’intervento toccante e commovente.

Gaia Milani

LEZIONE DEL 15/2/2019 PUBLIC SPEAKING

La lezione di Venerdì 15 Febbraio ha avuto come protagonista Domenico Esposito, responsabile della formazione del personale della Stanley Black & Decker. Basandosi sulla propria esperienza e sulle proprie conoscenze, l’esperto ha tenuto una lezione sul Public Speaking ovvero “l’arte del parlare in pubblico”.

UNO SGUARDO ALL’IMPRESA

La lezione è iniziata con un veloce riassunto sulla storia di Stanley Black & Decker, impresa statunitense leader mondiale nella produzione di utensileria da lavoro, nata dall’unione nel 2010 di due aziende storiche, la Stanley Works (1843) e la Black & Decker (1910).

Senza entrare troppo nei particolari il principio cardine che regola da sempre la vita delle due aziende è l’anticipare i cambiamenti e il migliorarsi tramite la discussione. Infatti, sia di fronte ai cambiamenti storici che a quelli socio- economici, la Stanley e la B&D sono sempre state in grado di guardare al proprio interno, innovare le proprie tecnologie e quando necessario unirsi per rimanere competitive sul mercato. Proprio grazie alle seguenti strategie sono riuscite a trasformare una crisi profonda come quella del 2008 in una vera e propria occasione di crescita.

Il commercial training manager Domenico Esposito nella sua attività professionale ha certamente fatto suoi questi principi che, uniti ad una grandissima curiosità e voglia di apprendere, lo hanno portato a svolgere diversi ruoli all‘interno di Black & Decker, un’azienda di circa 36000 dipendenti in tutto il mondo, capace di sfornare 45 nuovi prodotti all’anno.

Dopo aver descritto la realtà aziendale in cui opera, Esposito ha aperto una parentesi sul suo lavoro, il training, che ha riassunto con una semplice, ma efficace metafora: << Si può offrire da bere agli assetati, ma non obbligarli a farlo>> L’obiettivo di un bravo trainer aziendale non è obbligare i dipendenti ad imparare il lavoro da eseguire, ma instillare in ognuno di essi il desiderio di apprendere assieme a come svolgerlo al meglio; proprio il desiderio di migliorare ha contraddistinto tutta la vita professionale di Esposito.

PUBLIC SPEAKING/IL BUON RELATORE

Lo step successivo della lezione si è concentrato sul significato del PUBLIC SPEAKING definito da Esposito come la capacità di trasmettere emozioni allo scopo di stimolare una reazione in vista di determinati obiettivi. Il buon relatore/comunicatore deve pertanto dimostrare interesse per l’interlocutore, avere a cuore la sua soddisfazione e cercare di trasmettergli qualcosa di utile e interessante in previsione della sua crescita professionale, personale e culturale.

Un buon relatore può definirsi tale se possiede le seguenti caratteristiche:

* Interesse per il pubblico

* Autorevolezza

* Passione per ciò che fa

* Desiderio di essere utile all’interlocutore

* Desiderio di essere d’ispirazione per l’interlocutore

* Competenza

* Responsabilità

Uno speaker deve inoltre ricordare che il 90% del successo in una presentazione è dato dalla pianificazione che deve essere il più dettagliata possibile. Ogni dettaglio è fondamentale per la determinazione del risultato finale.

GLI INGREDIENTI PER UNA BUONA RELAZIONE

Innanzitutto il relatore deve individuare chiaramente gli obiettivi della relazione in modo che siano chiari, quantificabili e misurabili. È consigliabile utilizzare i concetti chiave più volte all’interno del discorso e nelle slide di supporto affinché il relatore stesso ed il pubblico siano in grado di assimilarli il più velocemente possibile. Sostanzialmente, l’identificazione degli obiettivi risulta fondamentale per l’impostazione del discorso che potrà avere un fine informativo, istruttivo o persuasivo sull’interlocutore.

È molto importante che il relatore tenga conto delle caratteristiche e delle motivazioni dei partecipanti in modo da adeguare di volta in volta il proprio stile comunicativo a seconda di chi lo ascolta e dei fini che si prefigge. Il relatore deve pertanto essere sempre pronto a documentarsi e a richiedere tutte le informazioni necessarie allo svolgimento efficace della presentazione.

Dopo aver chiarito l’obiettivo il relatore deve concentrarsi sulla definizione di un filo logico che esponga in maniera chiara e ordinata gli argomenti necessari alla comprensione ed al raggiungimento della meta prestabilita. È utile, ad esempio, individuarne i punti chiave (argomenti) e quelli secondari posti a sostegno dell’argomentazione. Lo step successivo riguarda la definizione del programma che avviene tramite la creazione di una to-do-list che deve tenere conto delle priorità del discorso definendone i giusti tempi di trattazione per argomento; è consigliabile pertanto stilare una timeline, includente eventuali pause necessarie a stimolare l’attenzione degli ascoltatori.

ORGANIZZAZIONE DELL’EVENTO

Per quanto riguarda l’organizzazione dell’evento, Esposito ha fatto molta leva su un concetto base: “NON DARE MAI NULLA PER SCONTATO”; l’organizzatore/relatore è infatti sempre responsabile delle situazioni che si presentano. Essere in possesso di una preparazione adeguata è fondamentale per evitare e fronteggiare gli imprevisti.

Per organizzare al meglio l’evento bisogna:

* Determinare il budget

* Organizzare il personale di supporto all’evento

* Trovare la location adatta

* Ottenere i preventivi di sala/ristorante/coffee break/pernottamento

* Effettuare sempre un sopralluogo

* Registrare i contatti (ristorante, sala, reception)

* Lasciare i propri recapiti

* Preparare la lettera di invito

Il relatore deve avere una buona confidenza con gli spazi in cui tiene il proprio intervento, deve essere in grado di “dominare la sala come il condor domina l’aria”. L’attenta pianificazione della disposizione degli oggetti e dei dispositivi è in questo senso discriminante. Bisogna in sostanza:

* Identificare l’esatta posizione di luci e interruttori

* Decidere la disposizione dei tavoli e delle sedie a seconda della circostanza

* Testare le apparecchiature (impianto audio, video, luci…)

* Verificare la visibilità dello schermo

* Prendere confidenza con il palcoscenico e rispettare gli spazi personali

CONOSCENZA E GESTIONE DEL PUBBLICO

Nella sua opera principale (l’arte della guerra) Sun Tzu scriveva: <<Se conosci il tuo nemico e conosci te stesso la tua vittoria è sicura>>. Anche se il pubblico non deve necessariamente essere indicato come il “nemico”, questa citazione dà un’indicazione molto importante: il successo della relazione è indissolubilmente legato alla conoscenza che si ha della platea e di sé stessi.

Risulta quindi necessario, già prima dell’inizio dell’evento, stabilire una buona relazione con ognuno dei partecipanti (tramite un sorriso, una stretta di mano e/o una frase confortante) cercando di identificarne il ruolo; bisogna capire in sostanza quali sono le persone che potrebbero arrecare disturbo e quali invece potrebbero essere collaborative durante la discussione. Eccone i principali tipi:

IL CECCHINO: generalmente molto attento alla discussione, è il tipo che che al minimo errore cerca di mettere in difficoltà il relatore

IL JOKER: fa interventi a sproposito per stimolare l’ilarità del pubblico e per sbeffeggiare il relatore

IL GURU: è un personaggio influente all’interno del gruppo che se coinvolto può diventare un grande alleato del relatore

Dopo essersi fatto un’idea sul gruppo che ha di fronte il relatore ha quindi tutti gli strumenti utili per gestire la platea; per farlo al meglio deve però attenersi ad alcune regole base:

* Mantenere sempre un atteggiamento professionale

* Prevenire le obiezioni

* Mantenere il contatto visivo

* Riconoscere e coinvolgere le persone più influenti

* Fare domande (chi domanda “tiene i fili” della discussione)

* Mai fare domande di cui non si conosce la risposta

GESTIONE DELLA PAURA, DELLO STRESS E DELLA TENSIONE

La paura di parlare in pubblico (paura di essere giudicati in caso di fallimento) è un sentimento che causa tensione e stress; se nella giusta misura sono fattori positivi poiché aiutano a mantenere la massima attenzione durante lo svolgimento dell’evento, in misura eccessiva possono evidentemente comprometterne.

Per poter gestire al meglio i propri sentimenti bisogna innanzitutto capire che il cervello umano non conosce la negazione, ma solo la positività; è perciò importante saper sempre mantenere un atteggiamento positivo e lasciarsi alle spalle quelle convinzioni negative e false che generano paura e ansia.

Per gestire al meglio tensione e stress è consigliabile:

* Identificare un angolo nascosto della sala che dia la possibilità di isolarsi e raccogliersi prima dell’inizio dell’evento (zona di sicurezza)

* Fare stretching ed esercizi di respirazione

* Avere un atteggiamento positivo

* Immaginare e pregustare il successo dell’intervento

* Concentrarsi sulle persone

* Tenere a portata di mano gli appunti

* Memorizzare le prime battute del discorso (aiuta a sbloccarsi)

CHIUSURA E FEEDBACK FINALE

La chiusura dell’intervento ha lo scopo di lasciare una porta aperta nei confronti dell’interlocutore, stimolarne la curiosità; per farlo, ad esempio, è possibile parlargli non troppo esplicitamente dei propri progetti futuri o lasciare frasi ad effetto che possano rimanergli in testa.

Basandosi sempre sul concetto di “migliorarsi costantemente” al termine della presentazione è consigliabile lasciare uno o più moduli di valutazione alla platea in modo da cogliere le debolezze e/o gli eventuali punti di forza della presentazione e del discorso correggendo ed implementando dove necessario.

Il modulo di valutazione deve contenere:

* Modulo per la valutazione della qualità dell’esposizione

* Modulo per la valutazione del risultato della presentazione

CONCLUSIONE

Esposito ha chiuso la lezione con una importante raccomandazione: <<mai smettere di imparare pensando di aver capito tutto poiché è in questo frangente che comincia veramente il declino di un professionista>>

FILM CONSIGLIATO: Whiplash

Denis Vaninetti