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Imprenditori in aula sui temi del lavoro e l’innovazione

Simone CapoferriLa giornata si è aperta con l’intervento di Simone Capoferri, H.R. di un’azienda multinazionale, che ha dato indicazioni chiare ai ragazzi su come affrontare la ricerca del lavoro, in particolare nel contesto dei colloqui di lavoro e dei curriculum. Le molte domande dei ragazzi hanno permesso a Simone Capoferri di condividere la sua esperienza con consigli pratici e suggerimenti sui comportamenti che i selezionatori si aspettano.

 

Giovanni_PastorinoGiovanni Pastorino, proprietario di Deltacalor ha svolto il suo intervento concentrandosi sugli elementi che favoriscono la nascita e poi la sopravvivenza di un’azienda; le idee, i mezzi per realizzarle e l’innovazione per tenere in vita l’azienda. Per ognuno di questi elementi ha raccontato con esempi pratici come vengono svolti all’interno della sua azienda e ha risposto alle domande dei ragazzi.

I colloqui di lavoro

Simone_CapoferriSimone Capoferri, Responsabile delle Risorse Umane di Honeywell in alcuni paesi europei, il 13 giugno ha tenuto una lezione su colloqui di lavoro e curriculum vitae, tematiche di grande interesse per i numerosi laureandi e neolaureati partecipanti al master. L’obbiettivo è stato quello di aumentare il “senso di consapevolezza” in un colloquio o nella stesura di un curriculum, al fine di migliorare le possibilità di fare una buona impressione, con lo scopo di trovare il “lavoro giusto”. Quando un’azienda cerca una figura, o quando ci si autocandida per una posizione, bisogna infatti tenere in considerazione che si tratta di una valutazione a doppio senso: non solo se io vado bene per quell’incarico, ma anche se è un incarico che va bene per me. Ovviamente più esperienza si ha le spalle più si diventa esigenti, si tratta di un processo in evoluzione e con noi deve crescere anche il nostro curriculum. Innanzitutto, contrariamente a quanto fa ritenere il senso comune, modelli standard, come quello europeo, non sono necessariamente i migliori o i più apprezzati, anzi. Si tratta però di una base da cui partire per creare qualcosa fatto su misura, chiaro, preciso e conciso, in grado di farci distinguerci nel mucchio. Fondamentale infatti è colpire l’attenzione, ma di altrettanta importanza è sapere come mantenerla: banditi dunque i curricula narrativi e super dettagliati, mostriamo la nostra capacità di sintesi rimanendo nelle due pagine massimo e, attraverso l’uso di elenchi puntati e il grassetto, evidenziando le sole informazioni importanti. Evitiamo dunque inutili ripetizioni, sprechi di spazio e indicazioni superflue (per intenderci non serve scrivere Nome – Cognome – Data di nascita prima dei nostri dati anagrafici, ma anche la via della nostra precedente sede di lavoro: più importante invece inquadrare brevemente la nostra ex azienda). L’ordine migliore è quello dati – formazione – esperienze, ma anche gli hobby sono importanti se indicati con consapevolezza: devono cioè essere funzionali a far capire meglio le nostre qualità, le skills che devono comunque essere esplicitate. Anche i “lavoretti” che non c’entrano nulla con la posizione che vorremmo andare a ricoprire possono avere una loro ragione d’essere, specialmente nel curriculum di un laureato con poca esperienza, perché mostrano la voglia di fare. In ogni caso è necessario customizzare il nostro scritto e, se si vuole, accompagnarlo con un breve  prologo o epilogo, o ancora da una lettera motivazionale opzionale (che in alcuni casi viene letta dopo il cv). Ma cosa cercano oggi le aziende in un neolaureato? La domanda, rivolta ai ragazzi, ha dato origine a risposte diverse: aggiornamento, flessibilità, adattamento, elasticità, lungimiranza, curiosità, velocità, qualità, passione, collaborazione, intraprendenza, autonomia..queste alcune delle parole emerse. Il quadro delineato è quello di un candidato ideale che non aspetta che l’azienda gli insegni tutto, ma che sa trovare da solo le risposte di cui ha bisogno, cercandole anche nelle relazioni con i colleghi più esperti, modelli da cui imparare. Non sono emerse invece le “competenze”, sempre meno importanti e ricercate, ma non per questo inutili: si tratta di una base da cui partire, non di un fattore differenziale. Fondamentale è saper reagire agli insuccessi che, sicuramente, prima o poi arrivano per tutti. Anzi proprio l’assenza di sconfitte è sintomo di qualcosa di strano: vuol dire che non ci si sta mettendo in gioco, non si sta rischiando, autolimitandosi. Alessio Sperlinga è intervenuto per chiarire questo punto: occorre divenire imprenditori di sé stessi:  non aspettare che succeda qualcosa, ma essere intraprendenti e proattivi, vedere nelle nuove sfide, opportunità di apprendimento e crescita. Oltre al curriculum, l’altro grande elemento di confronto nel rapporto iniziale con un possibile datore di lavoro, è il colloquio. La chiave del successo come sempre risiede nella preparazione (conoscere l’azienda, pensare a possibili domande ecc) ma, dato che non c’è una seconda occasione di fare una buona prima impressione, un ruolo fondamentale è giocato anche da aspetti formali (postura, abbigliamento, gestualità). L’atteggiamento deve trasmettere la giusta energia e positività, anche i nostri difetti vanno calibrati e scelti con cura in modo che possano essere visti anche sotto una luce favorevole. Non si tratta certo di mentire, ma bisogna presentarsi sotto la migliore luce possibile, per questo mai fare affermazioni generiche ma dicendo solo ciò che siamo in grado di dimostrare o giustificare concretamente. Anche in caso di domande o affermazioni indiscrete, che ci infastidiscono o innervosiscono, fondamentale è non far trapelare alcuna reazione ma cercare invece una base comune, che non sia eccessiva o troppo studiata. Infine è importante fare domande per dimostrare il nostro interesse, con attenzione a questioni delicate come l’aspetto economico, puntando non tanto su competenze ed esperienze, ma su quanto ricavato dalle stesse, ciò che ci arricchisce e distingue da un altro candidato. Ricordiamoci di non partire sconfitti in partenza, si tratta di un pericoloso atteggiamento che tende ad auto avverarsi, carichiamoci invece positivamente, solo così lasceremo un buon segno.

By Chiara Vassena

I colloqui di lavoro: una giornata con Simone Capoferri

2013-06-21 12.56.01Al giorno d’oggi l’ingresso nel mondo del lavoro per un giovane non è cosa semplice. I cambiamenti dell’economia e la concorrenza determinano una sempre maggior complessità, che però può divenire un valore aggiunto se si hanno gli strumenti per competere. È così che Lecco100 ha deciso di dedicare una giornata del Master ai “Colloqui di lavoro”: grazie alle competenze di Simone Capoferri, Human Resource Manager presso la multinazionale Honeywell, si è puntato all’obiettivo di creare consapevolezza sulle dinamiche di un rapporto di lavoro.

 

La lezione di venerdì 21 giugno 2013 si è aperta parlando del curriculum vitae. Simone Capoferri ha comunicato ai giovani: “È necessario mettere sé stessi nel CV, cercando di suscitare l’attenzione e l’interesse del lettore ad una conoscenza. Per far questo dovete porre attenzione sia alla forma sia ai contenuti di questo documento: inserite solo le cose significative, evitando banalità ma tenendo in considerazione a chi il CV è indirizzato”. A tal riguardo sono stati mostrati ai ragazzi diversi curriculum per riuscire a cogliere i punti di forza e di miglioramento di ciascuno di essi.

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Il formatore è poi passato a parlare di “Che cosa cercano le aziende”. È qui che è intervenuto l’imprenditore Angelo Cortesi, proprietario della Co.El Srl, che ha espresso un parere imprenditoriale sull’argomento: “Tante cose devono già esserci, altre si costruiscono sul percorso, ma fondamentale è la passione per il lavoro ovvero fare qualcosa in più di quanto ci viene richiesto. Il lavoro dev’essere vissuto come un percorso per realizzarsi”.

 

Simone Capoferri è così entrato nel pieno della giornata trattando il colloquio di lavoro. Rispondendo alle numerose domande postegli, il docente fin da subito ha sottolineato il concetto che un colloquio non è un esame quindi bisogna evitare di sforzarsi di fare una buona impressione, ma al contrario è necessario mostrarsi semplicemente per come si è. Poiché nei primi 30 secondi si forma l’impressione su una persona, è fondamentale curare l’aspetto esteriore e bisogna aspettarsi domande che mettano in difficoltà: se si pensa di poter dare una risposta è giusto chiedere del tempo e fermarsi a riflettere perché è meglio dare una risposta corretta ma ragionata che una approssimativa. Simone Capoferri ha poi incitato i giovani di Lecco100: “Essere convinti di far bene porta risultati migliori: durante un colloquio ripensate alle situazioni che vi hanno portato risultati positivi perché la carica e l’energia, se correttamente incanalate, portano ad un esito positivo”.

2013-06-21 12.05.29Il responsabile delle risorse umane ha così dato la propria disponibilità ad effettuare una simulazione di colloquio di lavoro e ad esaminare il curriculum vitae di tutti i giovani intervenuti in aula, così da far emergere gli aspetti su cui lavorare per migliorare l’immagine e la consapevolezza di sé stessi.