LA COMUNICAZIONE E IL DALTONISMO DELL’ANIMA

Piero_Guasco_LeadershipSotto l’esperta e coinvolgente guida di Piero Guasco abbiamo affrontato il tema della sostenibilità in relazione alla comunicazione, con l’utilizzo di alcune metafore per meglio visualizzare i concetti che ci accompagneranno per tutto il cammino formativo di quest’anno.

La sostenibilità, rappresentata come una antica bilancia a due piatti, evidenzia come agire alternativamente sul futuro oppure sul presente alteri l’equilibrio dei due piatti; seguire un comportamento sostenibile significa anche riuscire ad agire non compromettendo l’equilibrio della bilancia.

Un ulteriore monito ci viene fornito dalla storia della Coppa di Samo: la leggenda vuole che sia stata realizzata dal filosofo greco Pitagora come deterrente all’ingordigia degli operai impegnati nella costruzione dell’acquedotto; essi che potevano versare nella coppa soltanto la razione di vino consentita, pena la perdita dell’intero contenuto: grazie all’ingegno e alle conoscenze di Pitagora -che aveva predisposto un sifone all’interno della coppa – superare il limite consentito faceva sì che la coppa si svuotasse completamente.

Il percorso formativo è continuato con l’analisi delle tre leggi della comunicazione interpersonale; un esempio ci ha mostrato come una semplice domanda possa essere interpretata diversamente a seconda di vari fattori: la reazione e la conseguente risposta non sono determinate dalla mera scelta delle parole poiché distanza, tono di voce, postura e altre caratteristiche (verbali o non verbali) viaggiano tra i due interlocutori insieme alle parole stesse, e contribuiscono a determinare il messaggio ricevuto. La prima legge della comunicazione interpersonale ci dice infatti che noi influiamo sempre sugli altri: dobbiamo tenerne conto quando cerchiamo di comunicare, in quanto ogni nostro comportamento viene processato dall’interlocutore come comunicazione non verbale.

Anche non rispondere immediatamente ad una domanda ha un suo significato per chi la pone: dall’inazione (ad esempio, un silenzio imbarazzato) egli riuscirà a comprendere la reazione suscitata alla sua richiesta. In sostanza, la comunicazione non si ferma alle parole: noi stiamo comunicando qualcosa anche quando non pensiamo di farlo.

Questa consapevolezza è fondamentale, soprattutto se analizzata insieme alla seconda legge: un rapporto può improvvisamente mutare da positivo a negativo per un semplice episodio, a causa di fattori apparentemente insignificanti che cambiano il parere reciproco tra le persone coinvolte. Sapere che non solo le parole fanno parte del messaggio comunicativo ci aiuta ad essere attenti a non rovinare i rapporti con gli altri.

Un’ulteriore metafora, l’iceberg, è servita al nostro relatore per spiegare la terza legge: durante l’atto comunicativo viene sempre coinvolta sia la parte razionale di una persona -la punta dell’iceberg – che il suo inconscio – la parte sommersa dell’iceberg; l’inconscio infatti riceve e rielabora le domande in base ai propri Valori, formatisi in età infantile e difficilmente mutabili – se non da circostanze eccezionali o esperienze di vita profonde. L’inconscio restituisce le proprie interpretazioni alla parte razionale dell’interlocutore, che rielaborerà il tutto: è importante pertanto motivare le domande, onde evitare fraintendimenti ed assicurarsi che il messaggio arrivi così come lo si vuole trasmettere.

Una volta consapevoli di queste regole, bisogna utilizzarle nelle relazioni interpersonali cosicché sia più facile raggiungere l’obiettivo prefissato (ricordando che, per definire un obiettivo come tale, esso deve essere concreto, misurabile, raggiungibile e stimolante). Se l’obiettivo è un risultato da conseguire insieme ad un team, è fondamentale capire come rapportarsi con i singoli individui che lo compongono.

Ma come fare per capire il metodo migliore per comunicare con una persona? In base a quanto detto in precedenza la comunicazione non è unicamente data dal messaggio, ma proviene anche dal nostro comportamento: dobbiamo imparare quindi a conoscere noi stessi per capire come con gli altri.

L’esperienza di gruppo del “Mercato delle Carte” ci ha aiutato a capire come sia fondamentale conoscere sia la propria personalità che quella altrui: è stato distribuito un mazzo comprendente gruppi di carte di quattro colori diversi (rappresentativi dei tipi psicologici teorizzati da Carl Gustav Jung), ognuna con una frase riguardante aggettivi o comportamenti abituali; ciascuno di noi ha trattenuto le carte ritenute “affini” alla propria personalità consegnando ai i compagni di corso le carte ritenute calzanti con le personalità altrui. Alla fine dell’esperimento siamo rimasti con un mazzetto di carte di vario colore a testa, uno spaccato ideale della nostra personalità con i tratti caratteristici delle quattro tipologie: il Rosso, sinonimo di carattere focoso, estroverso e votato all’azione razionale; il Giallo, proprio di chi è allegro, esuberante e che prende decisioni “di pancia”; il Verde, proprio delle persone miti e introverse che ponderano le decisioni in base ai propri valori, ed infine il Blu, rappresentativo di coloro che analizzano in maniera meticolosa tutte le informazioni e decidono in maniera individuale e puramente razionale. La distribuzione quantitativa delle carte ci ha dato una indicazione delle nostre caratteristiche.

Riuscire a capire la nostra personalità ci permette così di rapportarci in maniera adeguata alle persone che ci circondano, soprattutto per fare una buona prima impressione, che è la base per costruire un rapporto di collaborazione reciproca.

La prossima sfida che dovremo affrontare sarà quella di capire come riconoscere le personalità altrui, una volta conosciuta la nostra. In un certo senso, ora siamo come daltonici ai colori dell’anima umana, ovvero persone che non riescono a distinguere i colori delle altrui personalità, pur sapendo che in fondo ognuno di noi è differente dall’altro – e a suo modo unico.

Questo daltonismo non è genetico: con lo studio e la conoscenza saremo in grado di distinguere le tonalità e le sfumature del carattere degli altri, per agire in maniera consapevole ed assicurarci le migliori possibilità di conseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Marco Cantini

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