Venerdì 9 APRILE – IL DIVERSITY MANAGEMENT – COACHING

“Tutti gli uomini scambiano i limiti del loro campo visivo per i limiti del mondo”.

Il nostro venerdì si è aperto così, con Schopenhauer e con una riflessione sul diversity management condotta da Gabriella Vigo.

Gabriella Vigo

Il diversity management è una modalità gestionale orientata alla conoscenza e alla valorizzazione delle diversità. L’obiettivo è quello di aumentare la competitività di un’azienda, il suo rendimento produttivo e creativo e quello di creare un ambiente di accoglienza e salvaguardia della diversità nel quale il professionista possa lavorare al meglio delle sue potenzialità, senza stress o ansie.

Senza dubbio, omogeneità e omologazione non sono connaturate nella natura umana ma sono elementi svantaggiosi in qualsiasi ambiente, anche e soprattutto in quello lavorativo. Gabriella Vigo ci ha indicato una possibile soluzione ad un panorama sterile ed omogeneo, fatta di attenzione, ascolto e valore.

Le diversità ci circondando, alcune sono visibili, altre si nascondono nelle crepe e nelle pieghe più profonde. Sono le diversità “sotterranee” ( il Credo, le radici, le abitudini, le attitudini psico-fisiche, le culture) a generare quegli scontri ai quali assistiamo ogni giorno, in ambito lavorativo e non. Incredibile se pensiamo che proprio queste diversità ci rendono quello che siamo, una delle specie viventi più incredibili e sorprendentemente adattabili del mondo. Ma la storia lo insegna, il “diverso” spaventa; l’unica soluzione è conoscerlo e comprenderlo. Per far questo è necessario guardare alla dimensione giuridica e rispolverare un po’ di educazione civica.

Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), Gabriella Vigo ha estrapolato alcuni articoli per farci riflettere sui temi di inclusività e uguaglianza:

  • art. 1 “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza […]”;
  • art. 2 “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazione o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione […]”;
  • art. 7 “ Tutti sono uguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge […]”;
  • art. 19 “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione […]”.

Gabriella ci ha guidati alla comprensione dei valori di equità ed uguaglianza, alla valorizzazione della libertà e della diversità di ciascuno. Oggi, come allora, è fondamentale conoscere i propri diritti e i proprio doveri per non calpestare e non essere calpestati.

Ognuno di noi deve auto-educarsi all’etica distinguendo i fatti dalle opinioni. Tutti sono liberi di pensare ma non c’è libertà nel ledere i diritti umani dell’Altro. Sessismo, razzismo, omofobia e qualsiasi altra manifestazione di xenofobia devono rimanere solo opinioni. Pronunciarle ad alta voce o applicarle in maniera indiretta le rende discriminazioni e come tali, reati.

La discriminazione può essere diretta o indiretta; quest’ultima è più sottile e proprio per la sua natura subdola e poco chiara, è anche la più parassitaria. Gabriella ci ha portato l’esempio della divisa delle assistenti di volo di una compagnia aerea che obbligava le dipendenti ad indossare una gonna ad altezza ginocchio. Una scelta irrispettosa nei confronti di Credi, culture e modi di vivere di donne diverse provenienti da diverse parti del mondo, oltre che una palese oggettificazione del corpo femminile.

La discriminazione può essere anche positiva qualora rimuova discriminazioni passate dando temporaneamente un trattamento preferenziale alle categorie sottorappresentate (l’esempio delle quote rosa).

Senza dubbio sono preferibili quelle azioni che Gabriella definisce come “azioni positive”, volte ad accrescere la rappresentatività nella forza lavoro di particolari gruppi sottorappresentati e alla diretta valorizzazione delle diversità.

Tornando all’ambito lavorativo, una politica della diversità deve essere considerata una priorità etica e strategica e deve essere ben assimilata nei progetti organizzativi; le azioni isolate non sono costruttive e non portano alcun tipo di vantaggio.

Gabriella ci ha suggerito alcuni esempi di applicazione di diversity management: il reclutamento di candidati provenienti da un’ampia gamma di background e settori sociali, la scelta di recruiters provenienti da settori e trascorsi il più eterogenei possibili, sistemi di valutazione su base meritocratica.

In conclusione del percorso della mattinata, Gabriella ci ha invitati a riflettere sui nostri pregiudizi e su come i “filtri” scaturiti da essi riescano ad influenzare, anche e soprattutto inconsciamente, le nostre azioni e le nostre relazioni con chi ci circonda.

Un percorso di auto-analisi è il primo mattone per costruire ambienti inclusivi e accoglienti, in tutti i settori della nostra vita.

La seconda parte della giornata è stata dedicata ad approfondire il coaching. Gli incontri con Cristina Pedretti sono sfide e opportunità.

Cristina Pedretti

Opportunità di conoscerci e sfida nel tramutare timori e perplessità in potenzialità.

È complesso mettere nero su bianco tutte le riflessioni personali ed emotive che è in grado di portare a galla, mi limiterò ad una panoramica generale, nel rispetto dell’intimità dei miei compagni di viaggio.

Dopo il primo incontro ci è stato lasciato il compito di ragionare su due scenari: uno con obiettivi a breve termine (6 mesi) e uno a lungo termine, il più dettagliato e ricco possibile.

Cristina ha accompagnato ognuno di noi, come mano nella mano, a riflettere sui propri “vorrei”, sui blocchi, sulla confusione, sulle domande relative al futuro.

Le problematiche che ha riscontrato nell’elaborazione degli scenari sono state la difficoltà ad esprimersi e a mettere “nero su bianco”, l’incapacità di vedersi nel futuro, il timore di sentirsi imprigionati in obiettivi che, nel corso del tempo, potrebbero evolvere e modificarsi.

Cristina ha proseguito poi consigliandoci alcune strategie per sbloccare ed elaborare con più lucidità. È fondamentale evitare i “bivi”, in grado solo di frenarci e abbatterci: “sono bloccata/o”, “vivo alla giornata”, “vorrei assecondare le mie passioni ma ho bisogno di indipendenza economica”. La confusione non esiste, è solo la proiezione di possibilità infinite che richiedono di essere domate. È importante non ostinarsi in un’iperanalisi di ciò che ci circonda e nella pretesa di capire prima di agire: l’essere umano non funziona così! Deve agire, fare, mettersi in azione e imparare da questo. Fermarci al solo pensiero è limitante e non costruttivo.

Come poter sviluppare, allora, i nostri desideri per iniziare a gettare le basi di azioni concrete e finalizzanti?

Cristina propone un percorso a quattro tappe da percorrere, ovviamente, nei propri tempi e con i propri strumenti e attitudini:

  1. Vorrei: la nostra facoltà “desiderante”: ragionare su tutto ciò che ci ispira e ci motiva.
  2. Voglio: questo secondo passaggio richiede l’impegno, l’assunzione di responsabilità e la chiarezza del nostro obiettivo.
  3. Faccio o “la messa in azione”: troviamo il “come”, siamo nella fase realizzativa
  4. Ottengo: check dei risultati, godimento e/o valutazione ed eventuale aggiustamento del nostro percorso realizzativo.

Cristina ci ha poi proposto un’attività a coppie e abbiamo avuto così la possibilità di conoscere meglio uno dei nostri compagni sottoponendo delle domande specifiche sul suo scenario ideale:

  • Ciao, QUANDO ti vedi realizzato nel tuo scenario?
  • DOVE sei?
  • Con CHI?
  • COSA stai facendo?
  • COME ti senti?

È stato importante, come riscontrato da molti, non darsi un limite temporale; in questo modo è stato più semplice esprimere i nostri “progetti di vita ideale”.

L’attività conclusiva dell’incontro è stato un brainstorming dei nostri interessi e desideri, in qualsiasi ambito e di qualsiasi genere. Da questo ripartiremo per la rielaborazione dei nostri scenari.

Il nostro compito sarà quello di redigere una panoramica delle nostre competenze (skills professionali e trasversali), delle risorse personali (attitudini, risorse materiali ed economiche, tempo) e di quelle esterne ( siano esse relazioni personali, economiche o di tipo materiale).

Fatto ciò dovremo ragionare sui blocchi in cui potremmo incorrere nel nostro scenario: tre persone-ostacolo e tre ostacoli/blocchi che potrebbero distogliere o rendere difficile la sua realizzazione e tre potenziali rischi che potrebbero sorgere dalla realizzazione dello scenario; dopotutto il metodo WOOP ci insegna che è bene prevedere gli ostacoli per elaborare migliori strategie di azione.

Ci dovremo poi focalizzare su alcuni aspetti chiave e mettere per iscritto tre cose specifiche la cui realizzazione potrebbe, molto più di qualsiasi altro dettaglio, farci sentire nel modo che desideriamo ,tre risorse chiave (materiali, emotive o pratiche) e tre persone-chiave che potrebbero aiutarci a concretizzarlo.