“THE SHOW MUST GO ON – ACT II”
Il Master manageriale 2019 “Competenze, convinzione, cuore” ha raggiunto Venerdì 8 Febbraio l’atto II del proprio viaggio destinazione-“Giustizia”. Nella sala dal soffitto affrescato della Confcommercio di Lecco, la formatrice e counsellor Gabriella Vigo, dottoressa in Filosofia d’indirizzo psicologico, ha introdotto all’abc della comunicazione interpersonale ai giovani “masterizzandi”, affiancati dall’imprenditore locale, Angelo Cortesi, dal manager, Angelo Belgeri, e dal project manager, informatico e formatore freelance, Alessio Sperlinga.
A sigillo della propria auto-presentazione, invitando i ragazzi a “guardare al futuro per ricostruire il passato”, G. Vigo ha messo in luce una peculiare apertura ottimistica alla novità, e più in generale, alla vita nel suo farsi; molto spesso solo col “senno del poi” riusciamo a comprendere il senso e l’utilità dei nostri trascorsi, più o meno positivi, rapportandoli al nostro essere nel presente. Ergo, lasciamo sempre al passato il beneficio del dubbio, ricerchiamone i punti di forza e utilizziamolo nei termini di “magister vitae”.
Interiorizzato, almeno si spera, il prolettico al pensiero positivo, i giovani hanno preso la parola, invitati dalla relatrice a presentare se stessi nel rispetto di una “pseudo – scaletta” espositiva in tre punti: 1.chi sono io e qual è il mio stile relazionale, 2.cosa mi aspetto dalla giornata in positivo, 3.cosa non vorrei accadesse. Superati i primi momenti fisiologici d’imbarazzo, i ragazzi hanno lasciato trasparire le proprie emozioni, descrivendo se stessi, le proprie aspettative e i propri timori.
Al termine del primo step meta-cognitivo, la formatrice ha ripreso la parola, introducendo gli assunti base delle teorie sociali della comunicazione con riferimento ad alcuni degli assiomi principali. Sostanzialmente, la comunicazione è lo scambio circolare di significati che si sviluppa tra almeno due soggetti, di cui uno è l’emittente, l’altro il destinatario, almeno in una fase iniziale. Ogni soggetto nel dialogare con l’Altro porta con sé le proprie esperienze, i propri valori di riferimento e i propri pregiudizi. Nella relazione comunicativa, ognuno è chiamato a “trovare le parole” per dar voce ai propri pensieri e renderli così comprensibili agli altri. L’interpretazione corretta del senso del messaggio dell’Altro è un’operazione complessa fotografata con maestria da alcune celebri parole del Pirandello, tratte dall’opera “ I sei personaggi in cerca d’autore”: “ […] Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci signore[…]. Crediamo d’intenderci; non ci intendiamo mai![…]”. Eppure, nonostante fraintendimenti e malintesi, è impossibile non comunicare come da primo assioma; è sufficiente uno sguardo o una voce, un gesto o una postura. Infatti, prestando attenzione ai diversi canali di trasmissione del messaggio, dai più evidenti ai più nascosti, si distinguono con chiarezza tre modalità differenti di comunicazione: verbale, non verbale (distanza, postura, gesti, sguardo) e paraverbale (voce). Dopo aver chiesto ai ragazzi di mettere in relazione tre dati percentuali, 7%, 55% e 38%, con il livello d’attenzione prestato dal destinatario alle diverse sfumature comunicative dell’emittente, l’esperta ha fornito i matches corretti: solo il 7 % per la verbale, ben il 55% per la non verbale e il 38% per la paraverbale. Le reazioni dell’uditorio sono state differenti: sorpresa, consapevolezza, fastidio. Evidentemente, non è facile accettare che le persone con cui ci relazioniamo attribuiscono spontaneamente più attenzione a come ci muoviamo o ai vestiti che indossiamo rispetto a quello che effettivamente diciamo. La modalità è quella che passa ed è pertanto sulla modalità, soprattutto forse sulla modalità, che bisogna focalizzare qualsiasi lavoro di training. Tra gli elementi ulteriori che costituiscono e modificano il quadro comunicativo, concorrono il contesto e il livello simmetrico o complementare di relazione tra i ruoli degli interloquenti.
Ad arricchimento della mattinata, la relatrice ha proposto ai ragazzi un’attività d’analisi di un caso personale di successo e di un caso critico nella comunicazione. In una prima fase, tutti hanno compilato una scheda suddivisa in due sezioni, ciascuna per caso, analizzando i comportamenti e le caratteristiche che di volta in volta hanno determinato l’esito positivo o negativo dello scambio comunicativo. In un secondo momento, suddivisi in gruppi, i partecipanti hanno condiviso e raccolto le proprie riposte. Risposte che la formatrice ha rilevato e ripartito in quattro quadranti, rimandando al pomeriggio l’esplicazione del significato sotteso alla classificazione.
La mattinata si è conclusa con la compilazione di un questionario “attitudinale” con punteggio, commentato solo nel pomeriggio, cui è seguito un breve excursus neuro-scientifico sull’articolazione in aree ed emisferi del cervello. Nella fattispecie, celebre è il modello evolutivo del cervello trino (suddiviso in tre aree) teorizzato dal medico e neuro-scienziato statunitense Paul Maclean (1913-2007): il cervello rettile, sede degli istinti primari, il cervello limbico, preposto all’elaborazione delle emozioni e alla coordinazione dei comportamenti comunicativi e sociali, e il cervello corticale, deputato al controllo delle facoltà razionali e cognitive. La suddivisione del cervello in emisfero sx e dx, rispettivamente contraddistinti l’uno dalla logica, dal rigore, dal principio del dovere e dalla pragmaticità, l’altro dall’apertura all’ignoto, dalla flessibilità, dal principio del piacere e dalla creatività, risale, invece, al neuro-scienziato statunitense Roger Sperry (1913-1994).
Al termine della pausa pranzo, la formatrice ha proposto all’aula un’attività interessante. Dopo aver delimitato sul pavimento quattro quadranti con l’aiuto di due corde, corrispondenti alle quattro aree in cui è ripartibile il cervello, corticale dx (esploratrice) e sx (direttiva), limbica dx (partecipativa) e sx (normativa), la formatrice ha chiesto a ciascun membro del gruppo di scegliere una collocazione in base alle proprie caratteristiche, successivamente confrontate con quelle emerse dal punteggio del test. Di volta in volta, i partecipanti al gioco, in principio appartati nella propria nicchia, erano invitati a confrontarsi con gli “abitanti” dei quadranti opposti, cogliendone potenzialità e “handicap”. In seguito ad una fase di esplorazione riflessiva, ognuno è tornato al proprio posto.
Per testare la propria capacità d’analizzare lo stile comunicativo altrui, i ragazzi sono stati invitati a prestare attenzione ad alcuni spezzoni tratti da due film, tra cui “Il diavolo veste Prada”; l’obiettivo era osservare e riconoscere in base alle diverse sfumature degli stili comunicativi le porte (corticali e limbiche sx e dx) principali dei vari personaggi. Al termine di un momento costruttivo di discussione collettiva intorno alla vantaggiosità-svantaggiosità di possedere uno o più porte, ogni “masterizzando” ha compilato una scheda d’autoanalisi.
Prima di dare inizio alla fase finale di retrospezione, la formatrice ha mostrato al gruppo un ultimo video; la vicenda esilarante di un ragazzo che dopo mesi di pratica impara a guidare una bici fuori dagli standard (con destra e sinistra invertita) traccia un orizzonte di speranza nell’ottica futura di un cambiamento migliorativo del sé. Il cambiamento è difficile, ma non precluso a priori. È possibile implementare la funzionalità di alcune aree del nostro cervello e sviluppare così nuove abilità o approcci esistenziali, se necessario; pensiamo alla precisione, indispensabile in determinati contesti, o alla flessibilità, richiesta in altri: l’equilibrio tra leggerezza e pesantezza è sempre, o quasi, “the best policy”, il giusto mezzo aristotelico. Così recitava il profeta Zarathustra nel celebre scritto nietzschiano “Così disse Zarathustra”: “L’uomo è una corda tesa tra la scimmia ed il super-uomo”.
Non necessariamente per vivere nel mondo è indispensabile aprire contemporaneamente tutte e quattro le porte; è il nostro utile a suggerci qual è la condizione ottimale cui dobbiamo tendere per relazionarci efficacemente all’Altro in funzione delle sue caratteristiche proprie; la buona notizia è che possiamo raggiungere il traguardo senza sconfinare nei meandri evanescenti dell’utopia.
A conclusione dell’incontro, dopo aver completato un piano sommario di miglioramento, ogni ragazzo ha raffrontato le proprie aspettative iniziali sulla giornata con il proprio giudizio finale. Nel suo complesso, il feedback è stato assolutamente soddisfacente.
Ecco in sintesi i commenti dei ragazzi:
FREZER: “Ho scoperto che esistono più modalità di comunicazione. Ora che sono più consapevole, riesco a comprendere i motivi delle mie reazioni. Il mio obiettivo è migliorare in risolutezza.”
VALENTINA: “La giornata ha soddisfatto le mie aspettative. Le mie idee sul mio stile comunicativo hanno trovato conferma. Voglio ampliare il mio spettro comunicativo ed utilizzare al meglio le mie capacità.
ALEXIA: “Sono soddisfatta perché ho imparato qualcosa di nuovo su di me. Credo che sia importante essere consapevoli di poter migliorare per riuscire a relazionarsi meglio con gli altri.”
ERICA: “Ero abbastanza consapevole del mio stile comunicativo. Ho apprezzato la capacità della formatrice di gestire attivamente l’aula, ed in particolare l’attività di attivazione del primo pomeriggio; disporci fisicamente dei vari quadranti è stato utile per mantenere viva l’attenzione.”
ANDREA: “La mia idea di partenza sul mio stile comunicativo ha trovato conferma. Credo di aver imparato a riconoscere quello degli altri.”
MICHELA: “Ho trovato conferma di ciò che pensavo su di me, la carenza di caratteristiche associate alla parte corticale dx. Carenza in parte più marcata di quanto pensassi. Cercherò di lavorare per migliorarmi.”
ARIANNA: “Sono contenta della giornata. Ho ricevuto sia conferme che sorprese sulla mia modalità di comunicazione. Sono soddisfatta d’aver colto gli stili degli altri e credo sia importante sapere di poter migliorare.”
DENIS: “Non credevo che le mie caratteristiche comunicative fossero confinabili in una sola classe. Una sorpresa e una conferma su di me e su ciò che voglio migliorare.”
In attesa del terzo atto,
take it easy and follow Lecco100,
Alexia Buondioli
Visione consigliata:
Serie tv: “Lie to me” (first season)
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Per saperne di più:
Paul Maclean e il cervello uno e trino
Come il cervello comprende il mondo